Chi sono

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Sono Daniela Spagnolo, Influencer di Gentilezza e Inclusività, Scrittrice di Donne, Blogger, Founder of @kindpowity_bydanielaspagnolo. Nel 2013 pubblico, in self publishing, "Fate Moderne", e nel 2016, sempre nella stessa forma, "La gente perbene e la ragazza del mercato". Nel 2018 esce "Il silenzio del Tempo", edito dalla casa editrice 96-rue-de-la-fontaine. Nel 2021 è la volta di "Dora", un noir dai tratti gotici, pubblicato con la LFA PUBLISHER, che si pone l’ambizioso obiettivo di essere il primo di una serie tutta ambientata nella medesima cittadina. Nel 2022 arriva "Piccolo Diario di una Cicatrice", ancora edizioni LFA PUBLISHER: un libro interattivo per provare a ripartire dalle proprie cicatrici. Vivo a Grugliasco alle porte di Torino (la mia città natale), e sono naturalmente spinta verso l’impegno sul territorio, che nel 2023 trova realizzazione nella costituzione del PRIMO GRUPPO DI LAVORO sulla DISABILITA’ – GRUGLIASCO, che ho fondato insieme ad una cara amica con la quale condivido esperienze di vita. Scopri di più su quello che faccio: linktr.ee/daniela.spagnolo_scrittrice

martedì 13 dicembre 2016

Le mani "togli ciccia"

In questo periodo dell'anno vorrei avere le mani "togli-ciccia".
Le mani "togli-ciccia" sono un po' come le mani di Re Mida, solo che invece che trasformare in oro tutto ciò che toccano, le mani "togli-ciccia"fanno scomparire la ciccia ad ogni tocco.
Un mezzo piatto di pastasciutta di troppo? 
Qualche fetta di salame in più? ù
Un quarto di bue che non trova posto nello stomaco e chiede asilo sulle chiappe, dopo aver già sforato il giro vita? 
Una toccata con le mani "togli-ciccia" e via i centimetri e l'adipe in più.
Attenzione, perchè le mani "togli-ciccia" non funzionano solo su sè stessi, bensì sono un vero portento anche sulla fauna che ci circonda. Per esempio: tuo marito si è un po' imburzito dopo anni di assenza di esercizio al baccaglio? Una carezza ben assestata, via i rotoli e benvenuta tartaruga! Occhio, però, a non scendere troppo, altrimenti vi resta solo la tartaruga nello zoo marino...
Sotto Natale e, in generale, sotto le feste, le mani "togli-ciccia" fanno comodo perchè con una passata spariranno tutti i pesantori sullo stomaco, compresi quelli, eventuali, si intende, sotto forma di visitatori indesiderati: la dieta e i sorrisi tirati saranno solo più in ricordo.

martedì 6 dicembre 2016

La Vetrina

L'autobus su di me deve avere un effetto catartico.
Questa mattina in viaggio sull'autobus, appunto, per recarmi al lavoro, mi sono auto psicanalizzata. E' stato come farsi una doccia e sentire e vedere la sozzura che si scioglieva sotto l'acqua, che si accartocciava su sè stessa e rotolava via lungo la pelle.
Quella parte immonda erano i legami deboli e precari.
Io sono figlia unica e gli amici per me hanno sempre colmato un vuoto grande come un abisso.
Ricordo ancora con malinconia i pomeriggi vuoti, in assenza di una compagnia con la quale condividere i pensieri bambini e poi quelli adolescenziali. Ricordo la felicità dell'andare a scuola, dove finalmente incontravo i miei pari e con loro ritrovavo la spensieratezza che si contrapponeva alla pesantezza dei fine settimana a casa.
L'amicizia è un dono, per me. Un dono caro nel quale trovare un calore che mi è mancato nell'infanzia. Un calore diverso da quello che ti possono dare i genitori, anche i più amorevoli, poichè da essi hai la necessità di distinguerti e l'amicizia è la palestra dove testare le proprie emozioni e costruire la propria personalità.
Proprio per questo, le amicizie si costruiscono con fatica, misurandosi tutti i giorni con i difetti dell'altro e riconoscendo, in questo esercizio, i propri, in un processo che porta a smussare gli angoli e aprirsi oppure a chiudersi e acuire le difese.
Ho sempre sentito parlare di ricetta dell'amicizia. Io purtroppo non sono molto brava in cucina, ma mi diletto volentieri, fatto sta che nel caso dei rapporti con altre persone non ho mai fatto mancare il Rispetto. Se mancasse, sarebbe come non mettere il lievito nella pizza o il sale nella pasta...  
Detesto magiare la pasta senza sale! E' una sofferenza! Per lo stesso motivo, non posso accettare che mi si manchi di rispetto. La reciprocità sta ala base dei rapporti umani, ma ce lo siamo dimenticato. 
Io ho tantissimi difetti (potete chiedere a mia madre!), che mi fanno essere antipatica, cattiva, iraconda, permalosa,..ce n'è uno che mi fa star male, ed è la fiducia nel prossimo e la scarsa considerazione del mio valore.
Nell'era dei Social, è tutto più immediato. Siamo subito tutti "amici" e per chi come me adora conoscere gente nuova è una pacchia. Ma, riflettevo, quelle amicizie immediate non hanno avuto il tempo di lievitare sotto le coperte, come la pizza che si fa in casa, al calore dei sentimenti reciproci, delle conoscenze per gradi, degli sguardi di intesa, delle parole dette in confidenza, degli abbracci...
Sono amicizie effimere che si perdono dietro a parole scritte nella foga del momento e mal comprese. Sono figlie della fretta e, paradossalmente, dell'individualismo. Sono amicizie mute, nelle quali non si possono applicare le stesse tecniche dei rapporti reali, poichè cresce il rischio di scontrarsi con egoismo e paura di mostrarsi per quello che si è. Anzi, a volte è addirittura impossibile mostrarsi.
Allora mi chiedo: qual'è il senso? Davvero è solo quello di avere una vetrina, come nel Rossenbuurt? Allora attenzione: sotto Natale le vetrine diventano più belle di quanto non siano in realtà...



giovedì 3 novembre 2016

Cassetti

Domenica mattina ho deciso di riordinare i cassetti del comò.
Glisserei sul fatto che dedicarsi ad un'attività di pulizia la domenica mattina potrebbe essere ragione di tristezza.
Quando voglio fare pulizia nei cassetti, io li svuoto completamente: comincio in maniera ordinata a tirare fuori le cose in essi contenute e le appoggio sul tavolo o sul letto, dipende da dove mi trovo. Con l'occasione, faccio anche una bella pulizia delle cose che non voglio più tenere, che separo da quelle buone lanciandomele alle spalle, non in senso figurato, ma proprio in senso letterale. Devo dire che quest'ultima operazione ha un piacevole effetto liberatorio.
Una volta terminata questa prima fase, prendo la spugnetta, pulisco per bene il fondo del cassetto, quindi lo asciugo.
Solo allora mi posso mettere e sistemare, secondo un nuovo criterio che rispecchi meglio le mie nuove esigenze, il contenuto.
Leggendo le diatribe che hanno interessato in questo periodo recente la giunta comunale di Torino, ho pensato subito a me che rifaccio i cassetti.
Se voglio fare una vera pulizia, devo ribaltare tutto e ricostruire tutto ex novo, altrimenti non riesco proprio a star tranquilla. Ossia, non posso fare finta di aver pulito se mi occupo solo di quello che sta in superficie, è più forte di me, non mi sento proprio a posto con la coscienza! 
Non credo di esagerare se dico che è un po' quello che l'attuale giunta comunale di Torino sta facendo.
alcuni li hanno paragonati a dei bambini maleducati che rompono i giocattoli buoni.
io, invece, li vedo come le brave massaie che si impegnano a fare pulizia nel modo che ho descritto prima (lo so, sto peccando di vanità perchè mi sono appena data della brava massaia, perdonatemelo!).
se si il sistema torino secondo loro, e secondo il sentire dell'elettorato che li ha votati, anche se molti ora si dicono pentiti, non funziona,. allora perchè tenerlo in piedi? Questo vale su ogni fronte, a prescindere dai risultati ottenuti sino ad ora. anche perchè noi fruitori e spettatori, non possiamo esser certi del fatto che esso sia il migliore dei risultati ottenibili.
la sindaca giustamente obietta il fatto che il funzionamento di una città non può basarsi sulle iniziative di un singolo, poichè ne diventerebbe schiava.
Personalmente condivido un'azione di scardinamento di un sistema che non si ritiene funzionale, a patto che ne sia prevista la sostituzione con uno maggiormente all'altezza delle aspettative e che dia risultati concreti e, soprattutto, di lungo respiro.
Quello che invece lamento è stata la mancata applicazione della medesima tecnica di repulisti anche ad altri ambiti, dove tutto è rimasto come era con il predecessore e, soprattutto, dove si continua ad ignorare la posizione delle famiglie: ben venga una rivoluzione volta a cercare una maggiore trasparenza e risultati più concreti per il territorio, ma sarebbe auspicabile che non si usino pesi e misure diversi a seconda degli interessi in gioco.
Sarebbe ulteriormente apprezzabile che la persone scelte per entrare nelle stanze dei bottoni siano degne di tale onore, ed onere, cosa che invece non sempre pare sia: il rispetto per le fatiche quotidiane della gente comune dovrebbe venire prima di ogni cosa e riempire la mente di chi ci governa, ma pare che spesso, una volta seduti sulle poltrone che contano, i pensieri e le attenzioni siano rivolti ad altro.
Spesso mi sono detta anche io pentita della scelta fatta nell'urna lo scorso giugno. Eppure, riflettendo bene, era chiaro sin dall'inizio che si sarebbe operato un meticoloso sistema di revisione.
Quello che mi sento di dire, spezzando una lancia in favore del nuovo governo cittadino, è che mi pare che ci sia la volontà di definire le operazioni e gli operatori in maniera chiara, come un ente pubblico è tenuto a fare. La cultura è certamente importante, ma non mi sento di dire che i mercatini di natale siano cultura, o che lo sia la sola mostra di Manet, o ancora che lo siano gli spettacoli di capodanno in piazza. La cultura è qualcosa che ci costruiamo noi stessi in primis nel privato. 
Una città può fare tutte le mostre che vuole, ma se esse continuano ad avere prezzi proibitivi per le famiglie, queste ne resteranno tagliate fuori: un biglietto che costa 15 euro a persona è qualcosa di folle per una famiglia con bambini! Possibile che i grandi pensatori dell'ultimo minuto, che si stanno scagliando contro questa sindaca che "ha cancellato tutti gli eventi", Questo propri non lo capiscano?
Per forza di cosa, ai miei figli la cultura la faccio respirare nei musei, nelle piazze piene di monumenti e di storia. Non mi pare che si stiano chiudendo i musei o radendo al suolo le piazze. Proviamo a valorizzare di più i simboli di cultura stanziali e duraturi: forse è questa la strada?
Inorridisco a sentire certe alte cariche governative dire che il Natale è il momento fondamentale per il commercio...non sono una cattolica integralista, ma per favore, proviamo almeno a non dire certe bestemmie.



lunedì 24 ottobre 2016

ESTER

Venerdì mattina in metro incontro Ester.
Fuori piove che la metà basta e fa freddo. In metro siamo tutti schiacciati con gli ombrelli gocciolanti pressati contro le gambe, le facce grigie e l'espressione di chi proprio non ha voglia.
Poi è arrivata Ester, in braccio alla sua mamma. Ester ha quattro giorni, e dorme appoggiata al petto della sua mamma. 
Quando le vediamo arrivare si fa a gara a chi le offre per primo il posto: se ne liberano tre simultaneamente. 
Non riesco a resistere e appena riesco a intercettare lo sguardo della mamma, le chiedo subito il nome e il tempo della creaturina. 
"Ester è un bellissimo nome!" le dico. Il volto della mamma si illumina, e mi spiega che l'hanno deciso nel momento stesso in cui è nata.
Ci mettiamo a chiacchierare, insieme ad altre due mamme sedute con noi.
Il papà resta sempre in piedi, vicino, vigile, ma sorridente.
La mamma è un po' preoccupata per l'allattamento al seno che non è partito benissimo, e noi tutte a confortarla e a dire che certamente si metterà in quadro. E poi si parla della fascia per portare i bimbi in braccio, il passeggino con l'ovetto, che è scomodo, i vestitini, che a volte sono troppo piccoli e costano cari...
Arrivo alla mia fermata, saluto e faccio gli auguri ai genitori. 
Scendo, e mentre scendo mi accorgo che la metro è più luminosa, dove è seduta Ester, brilla. 
Ester è stato un fiorellino in mezzo al grigio asfalto. 
Grazie Ester, tu non lo sai, ma hai migliorato la giornata a tutto il terzo vagone della metro delle 9.05.


domenica 9 ottobre 2016

I grandi e i Bambini

Inizio col botto per la Scuola quest'anno: cattedre ancora scoperte, con l'Ufficio Scolastico Regionale che si giustifica dicendo che non può preveder certe situazioni con largo anticipo, ma soprattutto, la diatriba del "panino libero".
I cortili delle scuole, da sempre luogo di incontro preferito per chiacchiericci leggeri e incentrati sui troppi compiti o troppo pochi, sono diventati come non mai cenacoli di discussioni auliche, dove le parole si sprecano in difesa di diritti acquisiti, alcuni negli anni passati, altri più recentemente.
E giù parole in difesa delle posizioni del comune, o dei presidi, o delle maestre o dei genitori, o degli operatori scolastici, o degli operatori mensa…
”Io non pago le pulizie anche per i tavoli dove sporcano quelli che non pagano la mensa!”. ”La mensa è un momento formativo importante per socializzare”. “La mensa è cara e fa schifo!”. “Io al mattino non ce la posso fare a cucinare anche per il pranzo di mio figlio…”. “Con le cose più importanti che ci sono…se li portassero a casa i figli!”. “Bambini viziati!”. “Le fasce deboli le paghi il Comune!”.  “Non abbiamo gli spazi per scongiurare i pericoli di contaminazione”. “Non abbiamo il personale per controllare!”. “Gli fanno sempre troppa carne!”. “Chissà cosa gli daranno i genitori da mangiare…”…
Parole su parole, vomitate concitatamente, senza sentire né le proprie né quelle degli altri. Spesso capita un fatto strano: ognuno parla per sé, anche se in gruppo. Allora, sembra che ci sia un dialogo, ma in realtà sono tanti monologhi, per di più urlati.
Per non parlare delle chat. Entrambe le fazioni han la proprie, creando schieramenti virtuali che compongono una resistenza armata di paroloni e ideali, ora contro ora pro una o l’altra soluzione.
Poi ci sono loro. I bambini. Anzi, loro si meritano la maiuscola: i Bambini.
Loro nei cortili continuano, ignari, a giocare, senza chiedersi se tizio e caio mangino o meno il baracchino; loro vanno a scuola continuando a concentrarsi sulla lezione che ci sarà quel giorno, sulla figurina che il compagno gli ha regalato, sulla gomma che hanno perso e la mamma chissà che dirà, sulla nota che hanno preso, sul “Ci fermiamo ai giardinetti oggi che c’è…”, sul problema che hanno risolto di matematica e sul disegno stupendo che la maestra ha lodato davanti a tutta la propria classe.
Loro domande se ne pongono poche, perché hanno fiducia che i grandi penseranno a tutto. I grandi si faranno tutte le domande di questo modo e si daranno tutte le risposte che a loro piacerà darsi. Ai bambini non importa che nessuno, sino ad ora, si sia preoccupato di chiedere cosa pensino di tutto il teatro improvvisato. 
Loro sono tranquilli, perchè i grandi sanno sempre cosa fare e lo sanno fare bene...
Peccato che questa affermazione non sia vera, e in questa occasione, i grandi stanno dando prova del contrario...ma per loro fortuna i Bambini non lo sanno, continuano a giocare nei cortili delle scuole e a concentrarsi sulle lezioni che avranno a Scuola. per fortuna, per loro la Scuola è ancora Buona, con i suoi banchi a loro misura, le classi accoglienti, i disegni appesi. E chissenefrega se devono portare la carta igienica e i fogli: a quello ci pensano i grandi.




giovedì 8 settembre 2016

Una persona PICCOLA

Eccomi nuovamente qui, dopo l'estate, i bimbi sempre intorno, il marito stranamente pure...ma anche dopo il mare, che rinvigorisce il corpo e rinfranca gli animi, e la montagna che innalza gli orizzonti.
Sono tornata più carica, pronta a raccogliere le sfide che il nuovo anno, scolastico e lavorativo, vorrà lanciarmi. A volte, mi immagino il mese di settembre come un lupo dai denti aguzzi, nascosto dietro ad un cespuglio e pronto a balzarmi addosso.
Non sarà semplice, per me, questo settembre, certamente lo ricorderò per tutta la vita, per una serie di motivi, e sento già l'aria di un autunno che si avvicina e si appresta ad esser molto caldo.

In questi giorni, mi è capitato di definire una persona come "piccola", nè per la statura né per l'età, bensì nel senso di "meschina".
Questa mattina ho avuto una folgorazione, mentre ero ferma al semaforo e pregavo che diventasse rosso per l'autobus che dovevo prendere.
Il fòlgore che mi ha colpito il cervello mi ha fatto fare una riflessione importante: mi sono chiesta come mai si definisca "piccola" una persona meschina. 
Se penso al piccolo, non posso che fare pensieri teneri: piccoli sono i cuccioli, i bambini, i fiorellini, le manine, i giocattolini, insomma tutta una serie di cose o persone dotate di suffissi che ne inteneriscono il nome di origine. 
Ecco, sì, per me piccolo è sinonimo di tenero, il più delle volte. O, banalmente, di ridotto nelle misure, e proprio per questo più tenero del corrispettivo più grande.
Una persona piccola per me è un bambino, e i bambini sono grandi dentro, poichè non hanno i limiti che abbiamo noi, quelli dettati dalla consapevolezza di troppe cose, dalla responsabilità che ci dobbiamo accollare, dall'insoddisfazione personale, dalle malelingue, dal nervoso il lunedì mattina e l'ansia la domenica sera, dai soldi che non bastano mai, dal cosa cucino anche se ho il frigo pieno,...
Perciò, faccio una proposta: cambiamo definizione e se vogliamo dare del meschino a qualcuno diciamogli che è una persona "adulta". 
Non "vecchia", perchè gli anziani sanno tornare davvero bambini. 
"Sei davvero una persona adulta" per me racchiude tutto il disprezzo per una condizione di limitatezza mentale e, soprattutto, sentimentale. 

Quando sono salita sull'autobus, che per fortuna aveva beccato il rosso, ho pensato che andare a piedi fa bene anche al cervello.




mercoledì 6 luglio 2016

SILENZIO, SILENCE, الصمت, МОЛЧАНИЕ, STILTE, 安静, 無言

Il Silenzio può cambiare il mondo.
Un giorno intero di silenzio...è inimmaginabile. C'è sempre qualcosa di più importante da dire, da fare, che non ammutolirsi.
Ma pensate quanto potrebbe portarci di buono lo stare zitti per un giorno intero. 
Il far tacere le cazzate più assurde, che prima salgono dallo stomaco al cervello e poi da lì discendono per arrivare alla lingua e uscire tra i denti spalancati sguaiatamente.
Silenzio. Come prima di entrare nei santuari, o nella cameretta dove dorme un bambino.
Silenzio. Come prima di dare una risposta importante.
Silenzio. Come quando non si vuole offendere.
Silenzio. Come quando si vuole riflettere.
Un giorno intero così potrebbe cambiare il mondo, perchè allora saremmo costretti a guardaci dentro e vedremmo l'immenso vuoto che paradossalmente ci riempie. 
Vedremmo la paura che ci attanaglia e che esorcizziamo con l'indecenza. 
Vedremmo l'invidia che ci divora. 
Ma io credo che anche il più marcio tra gli uomini riuscirebbe allora a vedere le soluzioni che ci erano sino ad allora sfuggite. Vedremmo la pietà, la mitezza, la concretezza al servizio dell'altro. Vedremmo con chiarezza dove andare e se stiamo sbagliando.
Io sono convinta che il Silenzio cambierebbe il mondo.

venerdì 1 luglio 2016

BUD

Bud Spencer se ne è andato e me ne dispiaccio molto. I suoi mitici film hanno costellato la mia infanzia e li associo sempre alle sonore risate di mio padre.
Non sapevo, però, che quella dell'attore fosse solo una minima parte della sua spettacolare vita.
Sapevo del nuoto, questo sì, ma di tutto il resto...
Ha collezionato una notevole quantità di esperienze che gli hanno permesso di vivere densamente. Esperienze che hanno reso unica la sua esistenza, eclettica, straordinaria, "spericolata" direbbe Vasco: l'Ambasciata, gli elicotteri, le strade del Sud america, la musica, la letteratura... Quando ne ho sentito parlare mi sono immaginata i mitici anni Settanta, che nelle foto sembrano perennemente sotto filtro Instagram, quando tutto era possibile con il desiderio di fondo, quando tutti erano più aperti e una cosa bastava volerla per ottenerla, i Settanta delle esagerazioni e delle conquiste, delle novità, del mondo da scoprire, delle opportunità.
Ora il mondo intero è sotto lo scacco delle regole, ogni cosa è al proprio posto, immobile, polverosa, pesante. Se vuoi fare il gelataio, non puoi improvvisarti, devi avere un titolo, devi essere certificato, devi avere un'etichetta. Siamo la società delle etichette, che poi però non le legge nemmeno, ma almeno ce le ha ed è più tranquilla così, perchè sembra che ci sia più ordine, mentre in realtà sotto la patina oleosa si muove una palude instabile.
Carlo Pedersoli, ossia Bud Spencer, è stato definito da sua figlia "un uomo libero".
Ho pensato che è proprio bello potersi definire liberi: liberi dalle ansie, liberi dai gioghi, liberi dalle tentazioni, liberi dalle paure, liberi dai legami sbagliati, liberi di scegliere, liberi restare, liberi di andare, liberi di parlare, liberi di muoversi, liberi di pensare, liberi di fare, liberi di essere.
Ho pensato che quando non mi piace qualcosa, in quel momento non sono libera, poichè quel qualcosa mi sta stretto, mi impedisce i movimenti, mi imprigiona. E però non è così semplice liberarsi: poichè nella vita ci sono tantissimi vincoli che servono anche a tenerla in piedi, come un'impalcatura.
L'esempio più eclatante: alla stragrande maggioranza delle persone non piace il lavoro che fa, ma gli serve per campare e non può mollarlo. E quindi?
La fantasia è la copertura che ingentilisce l'impalcatura, la rende un po' più gradevole agli occhi, soprattutto ne maschera l'asprezza e la freddezza.
Abbiamo due possibilità: o copriamo l'impalcatura con un velo dorato e tiriamo avanti, a volte sporgendoci un po', ma senza mai abbandonarla, oppure strappiamo il velo, smontiamo tutto e ripartiamo da capo.
Non c'è una sola strada giusta.



giovedì 30 giugno 2016

L'Abbraccio

Questi sono i giorni caldi degli esami di Maturità e io mi sorprendo a ricordare poco e niente dei miei. Non ne sono rimasta molto colpita e questo è il risultato. 
Ricordo bene, invece, il periodo precedente, passato a studiare, con la mia amica, un po' a casa, un po' al parco...un gran sbattimento in giornate di sole stupendo, e noi lì a patire sui libri...avevo appena conosciuto colui che poi è diventato mio marito, perciò me ne importava poco del resto. Tuttavia, non è andata male. Alla fine, me la cavo sempre, io, ed è una cosa che mi accompagna anche su lavoro, per fortuna o per bravura, non so.
Tutte queste parole inutili, per dire che ieri passavo con l'autobus davanti l'ingresso di un liceo e sulle scale c'erano alcuni studenti coi libri in mano, a ripassare o a chiacchierare tra loro, ormai in attesa degli esami orali; ma soprattutto c'era lui, uno di quei ragazzi che oggi verrebbero definiti "speciali" per sciacquarsi la coscienza con la pietà, e non perché li si creda veramente speciali, e la sua mamma. Ho immaginato che anche lui avesse sostenuto l'esame e che ne stessero proprio parlando con un altro ragazzo, forse un suo compagno. 
Mentre mamma e figlio si allontanavano sorridenti, in quel sorriso raggiante che entrambi emanavano, fiorisce un abbraccio pieno di gioia, un Abbraccio con la A maiuscola, del ragazzo verso la sua mamma, che se la stringeva forte a sè, ricambiato dalla donna.
Mi sono nate le lacrime negli occhi e li ho guardati finché ho potuto, mentre anche il mio autobus si allontanava. Li ho guardati, perchè quello che avevo visto aveva dato un un tocco di dolcezza, amore, serenità, orgoglio, tenerezza ad una giornata partita come al solito, coi pensieri rivolti ai soliti scazzi, quando penso che non faccio niente di utile per gli altri. In più, l'autobus era pieno di musoni, perciò ci voleva proprio una ventata di gioia!
Guardarli stretti stretti mi ha scaldato il cuore: sei davvero un ragazzo speciale, perchè dai priorità all'amore senza forse farci neanche troppo caso, e lo fai sbocciare, fiorire anche in chi ti sta intorno. Con me l'hai fatto, con la tua mamma sono certa che lo fai tutti i giorni e in un colpo solo sei capace di ricambiare tutti gli abbracci densi di amore che lei ti avrà fin'ora donato.


venerdì 24 giugno 2016

MENSA Sì, MENSA NO

La giornata del 22 giugno 2016 è una di quelle giornate che sembra entreranno nella storia dei tempi.
E', infatti, successa una cosa davvero strabiliante per il nostro Paese, tanto amabile quanto ottuso, aggettivo che fa anche rima con colluso, che potenzialmente potrebbe farlo rientrare tra i Paesi all'avanguardia dal punto di vista sociale e della socialità (attenzione, non è la stessa cosa!).
La Corte di Appello di Torino si è pronunciata a favore della possibilità, per gli studenti delle scuole elementari e medie, di consumare il proprio pasto all'interno delle scuole, non usufruendo così del servizio mensa.
In effetti si tratta di una lotta che andava avanti da diversi anni e che ha visto coinvolti un nutrito gruppo di genitori agguerriti, che nel mio piccolo ringrazio per questo importante risultato!
Il tutto nasce dall'arrogante, come sempre, aumento del costo dei pasti scolastici.
"Per i figli, questo ed altro" direte voi. Ma la questione però è soprattutto legata alla qualità del cibo proposto (propinato, sarebbe meglio!) e alla modalità.
Nulla da eccepire nei confronti delle persone che lavorano a stretto contatto con i nostri bambini, servendoli durante i pasti, poichè sono certa che svolgano il proprio lavoro amorevolmente. 
I miei dubbi si fondano sempre a monte.
Sebbene i controlli non manchino, purtroppo non sono mancati nemmeno gli episodi di intossicazioni alimentari registrati nelle mense scolastiche, e sentire certe notizie ti fa davvero arrabbiare, perchè sono la dimostrazione del fatto che le ditte non hanno a cuore la salute dei nostri bambini ma quella del Loro portafogli. Frasi banali, certo, ma purtroppo valide.
Questa sentenza è importante anche perchè sta dando vita ad un intenso dibattito tra genitori: chi si dichiara sostenitore del servizio mensa e chi pioniere della nuova strada proposta.
Io personalmente sono sempre disponibile alle nuove esperienze e dunque penso che intraprenderò la scelta di fornire il pasto per il pranzo. Questo un po' perchè non credo che la mensa cucini meglio di me, che già non sono brava (!). Se lo farò, sarà perché mi piace pensare che dandogli le cose preparate da me sarà come se fossi con mio figlio durante il pranzo, cosa che farei se non fossi "costretta da cause di forza maggiore"...
In più, non si può negare il fatto che con questa nuova possibilità si apriranno nuovi scenari di condivisione e socialità, che secondo me avvicineranno non solo i bimbi ma anche le loro famiglie: io sono un po' sognatrice e già mi immagino mamme che si mettono d'accordo tipo "Tu cosa gli prepari domani? Io gli faccio questo, così lo assaggia anche il tuo...". Magari c'è chi inorridisce al solo pronunciare la parola assaggia, ma tanto anche adesso possono pinzare da un piatto all'altro, e se il problema sussiste perché è allergico, per gli altri davvero io non lo vedo. Ma, l'ho detto, io sono sognatrice...





lunedì 23 maggio 2016

Mamme Chioccia e Mamme Leonessa

Oggi ho esagerato. Sì, devo ammetterlo, oggi ho proprio toppato! 
Sono andata contro persino ai miei principi, mi sono bellamente fregata dei criteriche mi sono imposta come guida di educazione dei figli...insomma, ho fatto quella che predica bene e razzola male. No, peggio: ho fatto la mamma iperprotettiva, la mamma chioccia, la mamma giustificatrice e giustiziera, quella mamma che ho sempre definito la madre degli incapaci...
Povera me. Non serve neanche il punto esclamativo.
Ho difeso mio figlio da una nota ricevuta sul diario perchè disturbava.  La cazzata più grossa che potessi fare. Soprattutto perchè in un minuto e mezzo mi sono rimangiata tutti i pipponi di un anno scolastico.
La questione è che questa volta ho ragionato da alunno, piccolo (perchè obiettivamente i bambini di prima elementare sono piccoli) e stanco, dopo un anno dei più faticosi che possa aver conosciuto sino ad ora. 
Mi sono messa al suo posto, mentre mi diceva della nota, ed aveva quello sguardo colpevole e consapevole di tale colpevolezza; i suoi occhi e la smorfietta della sua boccuccia mi stavano dicendo "Lo so, mamma, che ho sbagliato, porca miseria, ma è stato più forte di me".
Risultato: non ho resistito, non ce l'ho fatta a dargli addosso e a metterlo in punizione. 
Per di più, sinceramente, non mi sembrava così grave il motivo della nota. La nota stessa, mi è sembrata una soluzione esagerata. E dunque, per la seconda volta in un minuto e mezzo, ho calpestato le mie belle parole e ho fatto un'altra cazzata (forse): ho scritto a mia volta sul diario che i bambini, alla fine dell'anno, sono piuttosto stanchi e vanno capiti per questo. 
Più che mamma chioccia, mi sento mamma leonessa: le parole vanno pesate bene, e spesso capita di soffrire di incontinenza di penna. 
Bisogna fare attenzione, perchè si tratta di una disfunzione legata più che all'età, al grado di capacità di gestire le situazioni difficili. 
In questo caso specifico, anche io sono stata un po' incontinente, ma in tutta sincerità, non me ne pento per niente.



lunedì 16 maggio 2016

Il Lupo e la Bambina

C'era una volta una bambina di trentaquattro anni, quasi trentacinque, che sapeva di vivere in un mondo di lupi. 
Dopo varie vicissitudini aveva deciso che era sempre e comunque meglio sorridere a tutti questi lupi che incontrava, perchè era più divertente vivere con il sorriso, e in più si era accorta che i lupi erano meno lupi se gli rivolgevi un sorriso.
La bambina era curiosa e faceva sempre un sacco di domande e se una cosa non le piaceva lo diceva, ma sempre con educazione.
Un giorno, però, uno di questi lupi le disse che faceva domande stupide.
Alla bambina venne voglia di piangere, ma non poteva farlo, perchè a trentaquattro anni, quasi trentacinque, non si può piangere per certe cose.
Provò con la formula magica "Chissenenfrega!", ma niente. Provò a pensare in maniera più intelligente, ma le venivano sempre le stesse domande. 
Allora capì che tanto quel lupo sarebbe rimasto sempre uguale, e anche lei sarebbe rimasta sempre uguale, con il risultato che non si sarebbero piaciuti a vicenda.
E vissero felici e distanti.


sabato 7 maggio 2016

ODE ALLA MAMMA

La Mamma è l'odore piacevole della crema sulla pelle del viso,
la carezza e il bacio della buonanotte,
l'abbraccio dopo un brutto sogno.
La Mamma è la lasagna della domenica,
il vestito nuovo per la festa,
i capelli tagliati in casa.
La Mamma è il rossetto prima di uscire,
il rumore dei tacchi nell'ingresso,
la scia di profumo nell'aria.
La Mamma è il sorriso ad ogni conquista,
lo sguardo attento,
il rimprovero quando ci vuole.

Auguri a tutte quelle donne che si girano non appena sentono nell'aria pronunciare la parola "mamma", perchè essere mamma non è uno stato giuridico, ma piuttosto uno stato mentale e sentimentale.



lunedì 2 maggio 2016

Perseverare è diabolico...

Lo so che tanto non mi caga nessuno, ma a me piace scrivere, perciò non posso farci niente. Mi piace anche parlare, ma per farlo consumerei tutti i minuti gratis compresi nell'abbonamento del cellulare mio, di mia madre e di mio marito nell'arco di un giorno o due. Scrivere non costa nulla, se lo fai per diletto, e in più è un potente ansiolitico!
Quindi, ripeto, anche se nessuno mi legge, io continuo a scrivere. Tanto lo so che mi volete bene lo stesso!



Signore e Signori, il mio nuovo blog, BLOG...IN TAVOLA!

In effetti è un po' che non scrivo, ma non perchè sia stata in letargo! In verità, sarei volentieri partita per qualche bella meta di vacanza, di quelle dove non c'è internet né campo per i cellulari.
La mia assenza da questo blog è dovuta al fatto che ne ho creato un altro, tutto dedicato a ciò che mangiamo normalmente ogni giorno, o meglio, alla derivazione dei cibi che approdano alle nostre tavole.
Ho iniziato con uno sguardo veloce alle salse di pomodoro, cui ho dedicato la prima e la seconda "puntata":

http://blogintavola.blogspot.it







venerdì 8 aprile 2016

LA GENTE PERBENE E LA RAGAZZA DEL MERCATO

#lagenteperbeneelaragazzadelmercato fresco di creazione, finalmente disponibile per l'acquisto, anche presso tutte le librerie Feltrinelli:

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/240119/la-gente-perbene-e-la-ragazza-del-mercato/














Leggete e poi ditemi che ne pensate!

Solo cose belle, solo cose belle...

giovedì 7 aprile 2016

Lezione di Educazione Stradale by Giulio

Il Rosso e il Giallo sono furbetti!
Quando arriviamo sotto un semaforo, scatta subito il giallo e poi il rosso.
Allora il Verde dice che sono furbetti, perchè sono più veloci di lui e non ci lasciano passare.

Lezione di Anatomia by Giulio

L'ombelico parla al cervello.
C'è una specie di filo che li collega. Allora l'ombelico dice al cervello che la pancia ha freddo, e il cervello dice al freddo di smettere.


mercoledì 6 aprile 2016

Isole d'Amore

Gli occhi dei bambini sono dei pozzi profondissimi, dei quali non si vede il fondo.
Da essi sgorga l'acqua che disseta e ridona forza.
Sono vulcani in eruzione, dai quali erutta la gioia di vivere, ed è così prorompente e così prepotente, che è impossibile fermarla.
Gli occhi dei bambini sono brillanti sempre: col sole, col vento, con la pioggia, non importa!
Quando sono con le batterie un po' scariche, cerco gli occhi dei miei figli. Ma devo essere brava a non fermarmi su quelle meravigliose iridi lucenti, che traggono in inganno con i loro splendidi riflessi, tra cui trovo anche me stessa, che strido con la mia faccia grigia e opaca tipica "dei grandi". Devo essere coraggiosa. Allora faccio un respiro profondo, trattengo il fiato e mi tuffo nelle pupille grandi e accoglienti, ed in esse volteggio e accarezzo l'allegria delle corse nei prati, sento la risata con il compagno di banco, mi riempio della gioia  per l'abbraccio di mamma che mi spinge a rinnovare quell'abbraccio, e mi sento rinata, più forte, più viva, più tutto!
Posso dire di aver trovato la mia Fonte dell'eterna giovinezza.
Gli occhi dei bambini possono andare ovunque, aprire qualunque porta e sono convinta che essi abbiano la forza di lasciare un'impronta d'amore su chi li guarda.
Gli occhi dei bambini, di tutti i bambini, anche di quelli che vengono definiti "tremendi" o "ingestibili", sono isole d'amore sulle quali è bello naufragare.


giovedì 24 marzo 2016

La Paura

Che forma ha la paura? E' una nuvola scura, che ti avvolge e soffoca, o piuttosto una spada appuntita e fredda?
E come si reagisce alla paura? A quella che ti toglie il respiro e ti fa perdere il lume della ragione?
A quella paura che non sai spiegare nè descrivere, quella che ti fa sentire stupida, perchè si scontra con la tua vita e con tutto quello che sei tu e quello che vuoi trasmettere ai tuoi figli.
E ancora: è forse una cosa di cui vergognarsi oppure è un sentimento naturale proprio perché incontrollabile?
Sinceramente non so quali siano le risposte giuste a queste domande.
Al di fuori del mio mondo, la visione che mi si propone è agghiacciante e spaventosa, perchè mostra una realtà che non mi appartiene e non rispecchia le aspettative che ho sempre nutrito sulla vita adulta.
Tanto per cambiare, il mio problema sono proprio le aspettative: mi faccio castelli in aria che puntualmente vengono smontati nel momento in cui, invece, dovrebbero realizzarsi.
La paura è una condizione invalidante, su questo non ci sono dubbi, solo che nessuno la riconosce come tale. Sin da bambino, se dici che hai paura, ci sarà sempre una schiera di adulti che si affretteranno a dirti che è una cosa stupida, che i mostri non esistono, che se continui così ti prenderanno in giro: insomma, nel tentativo di sminuirla, non fanno altro che ingigantirla, perchè una cosa più la neghi più essa si nutre di quella negazione e cresce, cresce, cresce sino a scoppiare all'improvviso (come i brufoli, per intenderci).
Ma comunque, cresciamo nella convinzione che sia meglio ignorarla, tenerla per sè, per quelle serate o giornate in cui ci si sente tremendamente tristi per qualsivoglia motivo.
Ma fino a quanto si può resistere? E fino a quanto è giusto farlo? Perchè dobbiamo costringerci a fare la parte dei supereroi anche se non lo siamo? Perchè ci vergogniamo dei nostri limiti?
Io credo che sia più maturo ammettere di avere paura, piuttosto che fingersi superiori ad essa, ma tremare nel proprio cuore. Personalmente apprezzo di più l'onestà che la sfrontatezza e allo stesso tempo, non credo che sia più possibile continuare a dipingere il mondo di rosa, pensando di fare del bene per i nostri bambini, poichè il mondo è, purtroppo, quello che non è mai stato, quello che noi bambini non abbiamo conosciuto, per nostra fortuna, e se continuiamo a mostrarlo con una specie di filtro tipo instagram finiamo per falsificarlo e aumentare, nel lungo periodo, la delusione per le aspettative tradite.

sabato 19 marzo 2016

TANTI AUGURI PAPA'

Fammi girare, papà, fammi girare!
Prendimi le mani e tienile strette e con quelle tue braccia possenti, fammi girare come fossi su un otto volante.
Fammi volare, papà, fammi volare!
Prendimi, alzami e spingimi verso il cielo, occhi negli occhi mentre prendo il volo, dammi il coraggio di andare sempre più in alto.
Fammi sognare, papà, fammi sognare!
Io sono un leone o una principessa e tu un orso o un cavaliere, insieme facciamo la lotta oppure viviamo fantastiche avventure.
Tanti auguri, Papà, perchè sei come sei, e per me sei sempre e comunque meglio di Superman!


giovedì 17 marzo 2016

IL LATO BAMBINO DELLE COSE

Persino un fiocco di neve va lento, nel suo roteare veloce nel vento freddo.
Se lo guardi e lo segui con attenzione, ne percepisci ogni singolo movimento.
Persino nel vento contrario, nella pioggia che ti sferza e ti rovescia l'ombrello si può ridere divertiti a cuor leggero.
Come si possa fare, dovete chiederlo ad un bambino, che vi stupirà con le sue risposte, strambe ma piene di logica.
Il mondo dei bambini è fatto di colori nelle pozzanghere, magia nei fiocchi di neve, disegni nelle nuvole, correnti di lava bollente tra le strisce pedonali, giunti dei marciapiedi che non si possono calpestare, fiorellini che devono essere raccolti per la Mamma, vetri appannati da disegnare, galeoni di pirati al posto del divano, nascondigli segreti tra le gambe del tavolo.
Non serve il passaporto per entrare in questo mondo, né parole d'ordine o chissà quale permesso, ma è più facile che un adulto si deprima di fronte ad una nevicata improvvisa in città, piuttosto che riesca a cogliere in essa il lato bambino delle cose.

lunedì 7 marzo 2016

MAMME OKKEI: FESTA DELLA DONNA E DINTORNI

MAMME OKKEI: FESTA DELLA DONNA E DINTORNI: Care femmine, oggi 7 marzo 2016, su La Stampa esce un articolo illuminante: declina alcuni dei modi in cui la maternità risulta di ostacolo ...

domenica 6 marzo 2016

SUPERNOVAE

La domenica, per chi vive in città, o si fa la classica gita fuoriporta, oppure si pascola al parco giochi.
Se si opta per quest'ultima ipotesi, si ha anche l'opportuntà di poter vedere da vicino, ed osservare nei loro comportamenti, le diverse specie di genitori che lo popolano. Essi possono essere raggruppati, per la maggior parte, in due maxi categorie così denominate: "Minchia, che due coglioni" e "Minchia, che figata".
Partendo dal presupposto che non esiste una categoria migliore dell'altra, andiamo a guardarle più da vicino.
Nella prima rientrano quei papà e quelle mamme che fanno un po' fatica ad appassionarsi alle attività ludiche dei propri pargoli, preferendo ad esse una certa "apatia spinta" che si raggiunge con lo sguardo perso nei cristalli liquidi e nei megapixel, perchè magari dopo una settimana di lavoro gli va di perdersi nel nulla mentale.
Non significa che non seguano i propri figli, dei quali peraltro conoscono ogni passo, nè risulta che i suddetti pargoli riportino danni psicologici a seguito di questa assenza di empatia: forse perchè a monte è stata stabilita chiaramente la regola del "Ognuno per sé e Dio per tutti", ed è stata pure recepita.
Nella seconda categoria, troviamo quei papà e quelle mamme che si divertono davvero a giocare con i propri figli: si inventano giochi, coinvolgono i figli e pure gli amichetti, e il tutto sempre con il sorriso. C'è da dire che non sono molti, credo anzi siano addirittura una specie ormai protetta dall'Unicef, e in più vengono guardati con sufficienza e compassione dagli altri genitori, questi ultimi forse mossi da invidia per non saper cogliere il lato infantile del weekend.
Tra l'una e l'altra categoria , c'è tutto un arcobaleno di figure, che a tentoni cercano il proprio equilibrio: la madre severa, il padre scazzato, quello con il terrore dei microbi, l'altra con la fobia delle pozzanghere, la chiacchierona, l'osservatore, il giudice di pace, il difensore degli oppressi.
E tutto intorno a questi pianeti, fondamentalmente solitari, ci sono loro, i bambini: delle supernovae luminose e travolgenti, che nulla sanno, per fortuna, delle nostre seghe mentali, e che al richiamo del "Dai che si va a casa" risponderanno sempre "NO!", anche se c'è un freddo cane.

lunedì 29 febbraio 2016

UN GIORNO IN PIU'

Questa mattina Facebook mi ha fatto notare che quest'anno abbiamo un giorno in più: oggi!
Avendo appreso tale notizia intorno alle 9.00, ero fermamente decisa a non sprecare tutto questo tempo prezioso!
Dunque, mi sono dedicata a ciò che amo di più.
Primo: i miei piccoli uomini, che pian pianino stanno crescendo.Ho accompagnato il più grande alla sua rima lezione di scherma, ho sentito sulla mia pelle la sue emozione, ho sentito la sua stessa stretta allo stomaco nel momento in cui è entrato tutto solo nello spogliatoio; Dio solo sa quanto avrei voluto entrarci anche io! L'ho spiato, senza farmi beccare, mentre faceva gli esercizi; mi sono commossa, sì commossa, come una sciocchina, quando ho visto il suo sorriso dolce e sincero alla sua insegnante.
Secondo: la mia passione "segreta", ossia i miei libri e il mio blog. Ho inserito Mamme Okkei in una grande rete di blogger a livello nazionale: per una riservata come me è il massio che potessi fare!

http://www.mammacheblog.com/blogs/

Terzo: ho baciato mio marito mentre cucinava: di solito siamo tutti e due così presi dalle operazioni "cena" e "messa a nanna" che ce ne dimentichiamo!
Mi sembra di aver sfruttato bene questo giorno in più!

domenica 28 febbraio 2016

LAUREA DECORATIVA

In una nota catena di self service, piazzatasi in una delle residenze più antiche del centro di Torino, se ti siedi in un determinato tavolino del piano terra, posto in una determinata posizione, e tu a tua volta ti accomodi nella posizione corretta, sempre che il caso lo voglia, ripeto, TU avrai la possibilità di vedere materializzata la situazione della donna-madre-lavoratrice nel nostro Paese oggi. Come è possibile? ora ti spiego.
Quello che potrai vedere, se andrai dove ti ho detto e ti siederai dove ti ho spiegato, sarà una discutibilmente bella porta antica, eredità della residenza di cui accennavo, di quelle con la doppia apertura, di un bel legno lucido, decorata con intarsi a motivi floreali. Su di essa è stato appeso un cartellino dorato, di quelli che si vedevano forse al Museo Egizio appena aperto, che riporta la scritta "PORTA DECORATIVA NON APRIRE". A rafforzare l'idea che tale porta non debba esser considerata una via d'accesso a qualche altra sala, ma solo un elemento della parete in cui si incastra, vi sono due trabiccoli dall'aria inquietante, con la struttura in metallo, schienale e seduta in finta pelle marrone, quattro piccole ruote e un vassoietto integrato di plastica ingiallita. Ho dedotto fossero seggioloni per giovanissimi avventori, anche se paiono avanzi di un ospedale psichiatrico, convertiti per una nuova mansione.
Tutto questo muto e immobile spettacolo, invisibile agli occhi di praticamente tutti i clienti di passaggio, parla solo a chi vuole ascoltare. E sembra dire: "Cara mia giovane donna, che ti sei impegnata non poco ad ottenere una, due, forse anche tre lauree, magari anche con bei risultati, stai pure tranquilla e appendile pure, queste lauree, e magari, ogni tanto, spolverale, perchè, a furia di star lì ferme, non potranno fare altro che accumularne tanta di polvere. Quel che è certo è che, alla faccia tua e della tua famiglia che ti ha fatto studiare e ti ha incoraggiata a farlo, quelle lauree non ti serviranno a farti strada nel labirinto in cui lavori, perchè i tuoi figli, quelli che hai voluto, sì proprio quelli che ami in maniera primitiva, non lo permetteranno. Perchè, se per te sono la cosa più bella che tu abbia mai fatto, per la tua professione sono un ostacolo, una zavorra, un impedimento. Niente promozione, bonus aziendali o qualsiasi altra cosa che abbia l'aria, anche solo vaga, di premio aziendale, perchè tu non hai contribuito affatto alla buona riuscita degli "affari d'ufficio", bensì ti sei fatta solamente i fattacci tuoi. E quel marmocchio che hai scodellato non conta niente, nemmeno per il Paese"...sebbene contribuisca ad accrescerne la popolazione dei nuovi nati e ad abbassare l'età media nazionale! Per i più cinici, te la sarai cercata! Per gli altri, sarai l'ennesimo motivo per alzare le spalle.
Chissà se mi sono spiegata...
Aggiungo, però, che per poter arrivare a questa interpretazione, bisogna avere lo status di donna-madre-lavoratrice ed esser delusa di come vanno realmente le cose per la maggior parte di noi.
Mi consolo con il fatto che versoi miei figli, che sono ancora piccoli, non devo dimostrare quanto valgo, perchè per il momento sono comunque la migliore e sono la prima in classifica!
Quando cresceranno, ahimè, ci penserò!

martedì 23 febbraio 2016

L'impresa più dolce

Far addormentare un bambino è un'impresa difficilissima.
Si tratta di empatia pura, ma anche di resistenza fisica; è un'alchimia di movimenti e odori e suoni e sorrisi.
Non esiste una ricetta unica, le dosi degli ingredienti nominati variano da bambino a bambino e da una situazione all'altra.
Insomma, è dura. Bisogna essere resistenti al sonno e pazienti fino alla nausea, senza lasciarsi ingannare dai primi appesantimenti di palpebra, che sono solo un vago segno di sonnolenza e nulla di più
Poi, dopo un tempo che pare interminabile, il dolce pargoletto cade tramortito, finalmente, tra le braccia di Morfeo; il suo volto è trasfigurato, è pieno di dolcezza e sprigiona una serenità contagiosa.
Allora capisci che, in realtà, hai portato a termine l'impresa più dolce del mondo.
Più dolce della panna montata.

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