Mi piace guardare le foto del passato.
Mi fanno tornare in mente ciò che è stato. E, siccome
generalmente le foto vengono scattate in occasioni speciali, occasioni che vogliamo
imprimere nella memoria per la loro carica positiva di emozioni e per le persone
che le hanno composte, inevitabilmente i ricordi che riaffiorano sono positivi
e gradevoli.
Mi accorgo, però, che le sensazioni che mi riempiono l’animo,
mentre guardo le foto del passato, hanno sempre, sempre, un retrogusto amaro;
mi sembra di sentire in bocca l’amaro dolce della novalgina, un altro pezzo di
passato, fatto di una cucina stretta e lunga, un balcone lungo e stretto,
affacciato su un cortile di cemento circondato da palazzi alti e popolosi.
Poi, mi piace confrontare le foto del passato con quelle
recenti, attuali, contemporanee, per vedere in che particolari io sia cambiata.
È vero, ho i capelli che stanno virando verso il bianco. Non
può essere solo l’età, mi dico.
Ho scoperto di essere stata troppo esigente nei miei confronti,
in passato. Mi consolo, mi perdono, ora.
Nonostante siano molte le, ancora piccole, differenze tra il
“prima” e il “dopo”, ho capito che il principale dettaglio che evidenzia il
tempo trascorso, nel mio caso sono gli occhi.
Un taglio che vira inesorabile verso il basso, e che
appesantisce la palpebra, è il nuovo assetto.
Occhi che appaiono più stanchi, sguardi che risultano più
gravi: questo è il quadro del presente, contro un passato fatto di occhi e
sguardi proiettati verso l’alto e verso gli obiettivi fissati.
Sarà perché i ricordi positivi sono quelli che si sedimentano
in basso, nel fondo del nostro cuore?
Sarà forse un (vano) tentativo dello sguardo di farli
riemergere, quei ricordi, per riportali in vita, al di fuori dello stesso
cuore?
Non so rispondermi.
So che, in questi anni, mi piace immergermi nei ricordi: rivedere persone, luoghi; rivivere emozioni di un tempo. Rivedo e rivivo come fossero presenti.
Sì, confermo che i miei occhi virano verso il basso.