Che cos’è la MEMORIA?
Se ne cerco la definizione, ecco cosa trovo:
Memoria è la funzione psichica di riprodurre nella mente
l’esperienza passata, di riconoscerla come tale e di localizzarla nello spazio
e nel tempo; oppure ancora Apprendimento e ripetizione fedele, non
necessariamente legati ad una completa o corretta comprensione
A leggere queste due definizioni, si direbbe che la memoria
sia cosa solo ed esclusivamente mentale; un affare legato alle sole capacità –
o incapacità – della mente, che dunque la mette in pratica attraverso il Ricordo,
ossia l’impronta di una vicenda singola o di un’esperienza più complessa.
Ne la “Recherche du Temp Perdu” Proust veicola anche ai non
addetti ai lavori il concetto di Memoria Involontaria, che si
manifesta grazie ad indizi presenti nel quotidiano e che risulta più legata al
vissuto personale.
Altra Memoria è quella Selettiva, per la quale la nostra mente
seleziona solo quello che vogliamo ricordare.
E poi ancora la Memoria Storica, che unisce,
celebra, solidarizza, attorno ad una memoria comune di gloriose gesta e di
riconosciuti meriti. In questi casi, infatti, essa crea una compatta base
storica che serve da piattaforma sulla quale il popolo potrà trovare le proprie
radici, affondate nella tradizione e nelle storie tramandate.
Ma perché è importante la Memoria… o meglio: e’
importante la Memoria? E quale?
In una società dell’effimero e del bello precario e
passeggero, che esalta unicamente il positivo, purchè individualmente utile,
che posto potrebbe trovare la Memoria?
Essa è economicamente irrilevante; positivamente inutile;
socialmente assente; individualmente segreta.
Sta proprio in queste quattro caratteristiche l’importanza
della Memoria, in un frangente storico come il nostro.
Oggi è tutto affidate all’etere, persino i sentimenti e le
emozioni. Questa pratica è talmente diffusa, che riusciamo a sapere in tempo
reale se dall’altra parte del mondo stiano mangiando un hamburger e come, ma
rischiamo di non ricordarci se la sera prima nel nostro stomaco ci fossero le
farfalle.
Bisognerebbe fermarsi un momento davanti ad una foto, o ad
una pagina di diario.
Entrarci dentro, immergerci in quello che l’autore o l’autrice
ha affidato all’immagine o allo scritto, e fare una cosa che non siamo più
tanto abituati a fare: SENTIRE.
Con il cuore, con la pancia. EMPATIZZARE
È un esercizio difficile e lo diventa ancora di più se o si
fa attraverso il tempo. In questo caso, ci vuole Memoria.
Sicuramente non quella selettiva e nemmeno quella
involontaria.
Bensì Memoria scomoda, cruda, oggettiva e, soprattutto,
comune.
Quella memoria che permette di conoscere i fatti per come
sono stati e combatte il rischio che l’oblio porta implicitamente in sé: la
negazione.
L’importanza di avere memoria si manifesta proprio quando
essa risulta essere ben cementificata nelle genti, che diventano così sicure di
essa tanto da darla per scontata: è proprio allora, momento che generalmente
coincide con il ricambio generazionale, che diventa indispensabile rinfrescarla
e ristabilirla, renderla nuovamente viva, perché vada ad instaurarsi nelle
menti più giovani ed esse la facciano propria.
Ben vengano, dunque, tutte le giornate commemorative, perché
con la forza delle immagini e dei documenti siano testimoni di un passato che
non vogliamo, ma anche formino la coscienza comune delle nuove generazioni. E’
questa l’importanza della Memoria.
Per lo meno finché non arrivi a diventare pura e semplice
celebrazione fine a sé stessa.
In quel caso, pur mantenendo Memoria, avremmo perso il senso
della stessa.