Chi sono

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Sono Daniela Spagnolo, Influencer di Gentilezza e Inclusività, Scrittrice di Donne, Blogger, Founder of @kindpowity_bydanielaspagnolo. Nel 2013 pubblico, in self publishing, "Fate Moderne", e nel 2016, sempre nella stessa forma, "La gente perbene e la ragazza del mercato". Nel 2018 esce "Il silenzio del Tempo", edito dalla casa editrice 96-rue-de-la-fontaine. Nel 2021 è la volta di "Dora", un noir dai tratti gotici, pubblicato con la LFA PUBLISHER, che si pone l’ambizioso obiettivo di essere il primo di una serie tutta ambientata nella medesima cittadina. Nel 2022 arriva "Piccolo Diario di una Cicatrice", ancora edizioni LFA PUBLISHER: un libro interattivo per provare a ripartire dalle proprie cicatrici. Vivo a Grugliasco alle porte di Torino (la mia città natale), e sono naturalmente spinta verso l’impegno sul territorio, che nel 2023 trova realizzazione nella costituzione del PRIMO GRUPPO DI LAVORO sulla DISABILITA’ – GRUGLIASCO, che ho fondato insieme ad una cara amica con la quale condivido esperienze di vita. Scopri di più su quello che faccio: linktr.ee/daniela.spagnolo_scrittrice

domenica 19 novembre 2023

Siamo tutte Giulia e Giulia e la figlia di tutte

Una nuova ennesima tragedia e mi chiedo: cosa posso fare io, che sto a 400 chilometri di distanza?

Ecco, la distanza. Certe cose capitano agli altri, alle figlie degli altri e, soprattutto, ai figli degli altri.

Ai miei figli non capiterà mai, di essere carnefici. Perché io sono una madre perfetta; perché la mia è una famiglia perfetta. Messa la domenica, natale, pasqua; vacanze al mare d’estate, in montagna d’inverno; scuole regolari; lavori più che dignitosi; casa pulita, in ordine e piena di cose inutili ma utili.

No, in tutto questo il seme del male non troverà mai terreno fertile per germogliare.

E se invece fosse proprio tutta la perfezione che ostentiamo ad essere il nutrimento di questo male che ancora riesce a stupirci?

Che poi, questo male, detto così, ha qualcosa di etereo, intangibile. Invece il male ha nomi ben definiti: Odio, Rabbia, Rancore, Frustrazione.

Ecco, lo stupore. Se ancora, dopo i più di 100 femminicidi che sono stati commessi da inizio 2023 riusciamo a stupirci dell’ennesima efferata violenza, allora forse qualcosa ce la stiamo perdendo.

Ma cosa?

Ci stiamo perdendo i piccoli gesti quotidiani che sono gli embrioni delle violenze di domani.

Il soprassedere di fronte al più celebre dei commenti sessisti, non fare la femminuccia, solo perché pronunciato tra le sacre mura domestiche.

L’ignorare volutamente i pesi che gravano nel capo di una donna nell’ambito della gestione della famiglia.

Nutrire, ancora nel 2023, una maggiore considerazione per il figlio maschio rispetto alla figlia femmina.

Azioni comuni, considerate come innocenti perché prive di conseguenze immediatamente eclatanti.

Eppure, eccole qui, proprio qui le culle per quei maledetti semi del male.

Il soprassedere e l’ignorare sono cibo per ego smisurati, che vivono nella convinzione che le proprie azioni e le proprie parole non possano avere conseguenze su chi le subisce o chi le ascolta.

Da madre di soli figli maschi, credo che non sia più soltanto il caso di esortare le vostre figlie ad alzare la testa, ma anzi sono convinta che sia il tempo di farla abbassare ai nostri figli: decisamente cresciuti con messaggi di superiorità sessuale continuamente trasmessi, anche in maniera implicita, da più canali di comunicazione, anche e soprattutto da certa musica distante anni luce da noi genitori.

Da madre di soli figli maschi, spesso mi sento dire che sono in minoranza in casa mia. Ma, signori, non si tratta di una gara e smettiamola dunque di pensarla come tale: smettiamola di interpretare i rapporti come delle continue competizioni, che inevitabilmente prevederanno un vincitore e un vinto.

Da madre di soli figli maschi, questa sera accenderò un lumino per Giulia e per tutte le altre donne, prima di lei, vittime. Ma non lo accenderò io: lo farò accendere ai “miei” maschi di casa.

Invito tutte, Voi madri degli uomini di domani, a farlo insieme: sarà un modo per riflettere sulle nostre mancanze e provare a pensare come possiamo migliorare il nostro quotidiano, soprattutto per azzerare le possibili culle di semi di Odio, Rabbia, Rancore, Frustrazione.

E poi, parliamo con i nostri piccoli uomini, ascoltiamoli e correggiamoli; non giriamoci davanti alle loro imperfezioni; soprattutto, non mascheriamole con frasi del tipo “è una ragazzata” poiché le “ragazzate” sono veri e propri embrioni di violenza.

 


 

 

venerdì 13 ottobre 2023

BASTERA' UNA MENTE SOLA?

Devo assolutamente mettere ordine nei pensieri.

Abbottonarli, stirarli, piegarli.

Li sento, a volte, che sono tutti stropicciati.

Ho sonno. 

Ho fame.

Sono stanca.

I pensieri si accumulano, non se ne vanno.

Ma... mi basterà una mente sola?




domenica 25 giugno 2023

Paura di essere felice?

Sono al parco.

Sono seduta su una coperta.

Sono al parco, seduta su una coperta stesa sull'erba.

Il rumore della citta' e' rimasto fuori dal cancello.

Si sente solo il ronzio mite degli aeroplani da turismo.

Guardo davanti a me; sento girarmi la testa.

Il respiro mi si fa corto, non riesco a riempire i polmoni.

La vista mi si annebbia.

Sono sola con mio figlio piu' piccolo: e'qui accanto a me che dipinge.

Non ho fretta, non ho impegni.

Metto della musica con il cellulare.

Chiudo gli occhi. Li riapro.

Capisco che sono felice e in pace.

Non conoscevo questo equilibrio, che mi ha confusa.

Ho forse paura di essere felice?








martedì 13 giugno 2023

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI

Notte prima degli esami. Ma quand’è che sei cresciuto così, figlio mio?

Mio. Ancora mio?

Ormai devo aggiungere un avverbio davanti all’aggettivo e, soprattutto, un punto interrogativo subito dopo.

Ricordo bene quella tua manina alzata verso di me, e la pelle morbida, quando toccava la mia e si faceva racchiudere. Ricordo bene il tuo sguardo acceso, il tuo sorriso furbetto.

Ahimè, adesso li hai messi via: per un po’ hai deciso di privarne il mondo, per lo meno quello che conosco io.

Si chiama adolescenza, baby. Eh sì: me o ripeto spesso, praticamente tutti i giorni. Ma, come  si dice: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, anche se si tratta di parole proprie!

E allora me lo ripeto: quand’è che sei cresciuto così, figlio mio?

Forse, quello che veramente voglio chiedermi è solamente quando e come e perché è volato così veloce il tempo. E dove  finito.

Nei tuoi capelli ricci, nelle tue gambe lunghe, nelle tua mani grandi?

O, più semplicemente, nei miei capelli grigi?

E basta, allora, con gli "Io ho fatto così"

Notte prima degli esami. 

E devo ricordarmi che non sono i miei. 




AMORISMO o EGORE?

Quanta fatica facciamo a viaggiare in acque torbide?

Quanta pena proviamo a sputare parole dure?

Quanto dolore, anche fisico, ci comporta la violenza verbale?

Il sentimento più profondo dell’animo umano non è l’amore: è l’Egoismo.

È profondo per la sua capacità di risucchiare in un vortice abissale e nero ogni altra sensazione.

Profondo per la sua forza, che riesce ad annientare anche le più nobili intenzioni: sembra, così, essere in grado d vincere su ogni altri prodotto di mente e cuore.

Solo le parole ipocrite riescono a nasconderlo, ma si tratta di un nascondiglio temporaneo e precario.

Ma… E come si fa, con l’Amore, allora?

Non lasciamoci trarre in inganno: anche l’Amore ha le sue forme oscure.

Udite, udite, anche l’Amore può essere un nascondiglio per l’Egoismo, ma in questo caso forse meno precario, meno vulnerabile; più resistente, più ingannevole.

Si profuma di pensieri dedicati e parole mielose; si veste di buone intenzioni e di complimenti.

Si addobba come i santi nelle feste di paese e va a fare miracoli in cambio di adulazioni.

Come si chiama questo mostro? Amorismo? O Egore?




 

venerdì 12 maggio 2023

LE MAMME SPECIALI

Le mamme speciali hanno occhi speciali: sanno vedere oltre. Oltre i limiti, oltre le cicatrici. Anche oltre le illusioni: e per questo a volte preferiscono tenere gli occhi chiusi.

Le mamme speciali hanno mani speciali: sono fatte per accogliere. Le loro mani, assieme alle loro braccia, diventano rifugio, culla, casa, famiglia, corazza. E poi: con quelle braccia, ogni giorno, sopportano il peso della difficoltà e dell’indifferenza.

Le mamme speciali hanno orecchie speciali: sentono parole anche quando non ci sono. Anche quando parole non sono. Sentono desideri che non si riescono a nominare. Sentono voci che non parlano.

E poi, sentono violenza e derisione anche quando non si vedono chiaramente; anche quando sono sussurrate malignamente.

Le mamme speciali hanno bocche speciali: dispensano amore sulla pelle e sul cuore.

Le mamme speciali hanno lacrime speciali: sono lacrime che curano e consolano. Sono lacrime che non finiscono mai.




 

Le mamme speciali sono le mamme di bambini speciali.

 

Le mamme speciali sono particolarmente gelose dei loro bambini: loro sanno che tesori nascondono e non permetteranno mai che essi vengano trafugati o, peggio, sottovalutati.

 

martedì 11 aprile 2023

Vita

Davvero voglio continuare così?

Davvero voglio che la mia vita prosegua su questa strada?

Questo mi sono chiesta, un pomeriggio, uno dei peggiori.

Dopo l’operazione credevo di essere diventata invincibile: nulla mi spaventava più, avevo fatto l’upgrade nell’olimpo degli immortali.

Che stolta, che ero stata! Che ingenua!

Quel pomeriggio era fatto delle ore che precedevano i primi controlli dopo l’operazione di estirpazione del tumore.

Avevo sentito parlare della paura del tumore, ma non avevo capito che cosa fosse in realtà.

Ecco che quel pomeriggio lo capivo bene, sotto tutti i sensi.

Vista: mi vedevo catapultata nella stessa situazione di esattamente un anno prima. Attorno a me non c’era la mia realtà, ma una realtà parallela.

Gusto: in bocca sentivo il gusto del sangue, il gusto amaro della paura, il gusto del dolore, persino il gusto che mi aveva lasciato l’anestesia.

Tatto: qualsiasi parte toccassi di me, la sentivo ostile.

Olfatto: la paura ha un odore ed io sto imparando a riconoscerlo.

Udito: qualsiasi parola mi venisse rivolta, la interpretavo e la sentivo come pietosa e compassionevole, con l’intento di nascondere una realtà dolorosa.

Questa ero io: ero regredita allo stato embrionale della disperazione e mi alimentavo di pensieri catastrofici.

Era stato a quel punto che mi ero chiesta:

“Davvero voglio continuare così?”

“Davvero voglio che la mia vita prosegua su questa strada?”

Era il mio punto di non ritorno.

Davvero avevo fatto tanta strada attraverso le mie angosce, per poi finire per accoglierle nuovamente dentro di me e lascarle governarmi?

Attorno a me la vita continua.

 



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