Chi sono

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Sono Daniela Spagnolo, Influencer di Gentilezza e Inclusività, Scrittrice di Donne, Blogger, Founder of @kindpowity_bydanielaspagnolo. Nel 2013 pubblico, in self publishing, "Fate Moderne", e nel 2016, sempre nella stessa forma, "La gente perbene e la ragazza del mercato". Nel 2018 esce "Il silenzio del Tempo", edito dalla casa editrice 96-rue-de-la-fontaine. Nel 2021 è la volta di "Dora", un noir dai tratti gotici, pubblicato con la LFA PUBLISHER, che si pone l’ambizioso obiettivo di essere il primo di una serie tutta ambientata nella medesima cittadina. Nel 2022 arriva "Piccolo Diario di una Cicatrice", ancora edizioni LFA PUBLISHER: un libro interattivo per provare a ripartire dalle proprie cicatrici. Vivo a Grugliasco alle porte di Torino (la mia città natale), e sono naturalmente spinta verso l’impegno sul territorio, che nel 2023 trova realizzazione nella costituzione del PRIMO GRUPPO DI LAVORO sulla DISABILITA’ – GRUGLIASCO, che ho fondato insieme ad una cara amica con la quale condivido esperienze di vita. Scopri di più su quello che faccio: linktr.ee/daniela.spagnolo_scrittrice

lunedì 14 settembre 2020

Vorrei, ma...

Vorrei scrivere un pezzo sulla crudeltà delle parole.

È tanto tempo che vorrei farlo, ma non trovo mai le parole giuste.

Vorrei essere capace di trasmette il disagio che si prova quando si sentono parole che ti feriscono l’anima.

Vorrei riuscire a imprimere, sulla pagina, la profonda tristezza che ti pervade quando vedi certi sguardi di disprezzo o di derisione.

Vorrei essere capace di far capire che non serve usare parole ricercate, per ferire, o atteggiamenti marcati per incupire.

Vorrei essere capace di diffondere l’idea che ogni parola ha il proprio peso ed ogni atteggiamento ha le proprie conseguenze sugli altri.

Anche scrivere questo pezzo, probabilmente, potrebbe risultare offensivo, o pesante, o pedante…o magari non lascia nemmeno un debole segno.

Vorrei riuscire a dire che i commenti sul fisico, qualsiasi essi siano, e per qualsivoglia scopo, risulteranno sempre sgradevoli, quando non devastanti, per chi li riceve, nella sua intimità, nei suoi momenti di riflessione.

Vorrei riuscire a dire che le battute che per far ridere usano le disgrazie degli altri, spesso si tratta di handicap, potrebbero risultare delle pugnalate nel petto di chi abbiamo di fronte, perché magari non conosciamo tutti i dettagli della vita dell’altro.

Vorrei riuscire a dire che le parole non dette sono le peggiori, perché restano sulla lingua e nella testa, e girano là dentro, senza sosta, e diventano tossiche per chi non le dice.

Vorrei riuscire a dire che bisogna dirlo, quando qualcuno ci fa male, per condividere un po’ di quel male che ci ha fatto e fare in modo che lo comprenda: perché magari non ne era neanche consapevole, povero stolto!

Vorrei…ma non ne sono capace.




giovedì 10 settembre 2020

Ricomincia la Scuola...?

Davvero un inizio scuola diverso dal solito.

Personalmente non mi sono mai sentita così agitata come quest'anno.

Oltre all’ansia che sempre mi accompagna quando ci sono eventi che coinvolgono i miei bimbi, e parlo  di ansia normalmente “buona”, ossia quella che mi fa amplificare le emozioni perché è come se rivivessi occasioni che mi sono capitate anni prima, quando ero io nei panni della figlia; ora ci sono attenzioni e preoccupazioni latenti, nei confronti di una realtà che dovrebbe trasmettere, invece, fiducia e sicurezza.

È proprio questa assurda dicotomia che stona e mi fa stonare, che confonde e non mi permettere di riavvicinarmi a quel mondo che abbiamo tanto invocato.

E questa è la seconda incoerenza che mi anima in questi giorni: ciò che ho sperato tanto in tempo di lockdown, ossia la ripresa delle attività di scuola e socializzazione, ora mi spaventa.

Mi preoccupa la possibilità che si possa essere coinvolti in un contagio e nella conseguente quarantena: sarebbe una realtà così complicata anche solo da pensare, figuriamoci da vivere.

Come ogni cambiamento, anche questo mi spaventa e credo che lo faccia perché stiamo vivendo una condizione completamente sconosciuta.

Ho interrogato i miei figli, per sondare il loro sentire: come al solito, sono riusciti a stupirmi.

Non v’è traccia, in loro, di alcuna delle mie paure, a conferma del fatto che i nostri figli non sono una nostra estensione. Per loro la Scuola continua ad essere il luogo che hanno lasciato mesi fa.

Sono felici di rientrare, e la stessa felicità l’ho scorta nei loro insegnanti, emozionati davvero. È stato bello rivedere quei volti, che ci hanno infuso fiducia e speranza anche quando di speranza sembrava essercene poca.

Io, invece, guardo a quegli edifici che tanto mi erano famigliari, come a luoghi minacciosi, sconosciuti; luoghi di formalizzazione e inquadramento di una nuova realtà, una realtà che lascia poco spazio alla fantasia perché, ora, è il tempo della concretezza arida e sterile, aggettivo davvero azzeccato.

Sì, è davvero un inizio scuola diverso dal solito. 

Mi sento di paragonarlo al mare piatto e minacciosamente calmo, con l’orizzonte cupo che ne segna il confine. Io vedo le nubi, ma forse dovrei imparare a godere dell’assenza delle onde e fidarmi di chi mi dice che il vento le porterà via.




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