Vorrei scrivere un pezzo sulla crudeltà delle parole.
È tanto tempo che vorrei farlo, ma non trovo mai le parole
giuste.
Vorrei essere capace di trasmette il disagio che si prova
quando si sentono parole che ti feriscono l’anima.
Vorrei riuscire a imprimere, sulla pagina, la profonda
tristezza che ti pervade quando vedi certi sguardi di disprezzo o di derisione.
Vorrei essere capace di far capire che non serve usare parole
ricercate, per ferire, o atteggiamenti marcati per incupire.
Vorrei essere capace di diffondere l’idea che ogni parola ha
il proprio peso ed ogni atteggiamento ha le proprie conseguenze sugli altri.
Anche scrivere questo pezzo, probabilmente, potrebbe
risultare offensivo, o pesante, o pedante…o magari non lascia nemmeno un debole
segno.
Vorrei riuscire a dire che i commenti sul fisico, qualsiasi
essi siano, e per qualsivoglia scopo, risulteranno sempre sgradevoli, quando
non devastanti, per chi li riceve, nella sua intimità, nei suoi momenti di riflessione.
Vorrei riuscire a dire che le battute che per far ridere
usano le disgrazie degli altri, spesso si tratta di handicap, potrebbero risultare delle pugnalate nel petto
di chi abbiamo di fronte, perché magari non conosciamo tutti i dettagli della
vita dell’altro.
Vorrei riuscire a dire che le parole non dette sono le
peggiori, perché restano sulla lingua e nella testa, e girano là dentro, senza
sosta, e diventano tossiche per chi non le dice.
Vorrei riuscire a dire che bisogna dirlo, quando qualcuno ci
fa male, per condividere un po’ di quel male che ci ha fatto e fare in modo che
lo comprenda: perché magari non ne era neanche consapevole, povero stolto!
Vorrei…ma non ne sono capace.
Nessun commento:
Posta un commento