Chi sono

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Sono Daniela Spagnolo, Influencer di Gentilezza e Inclusività, Scrittrice di Donne, Blogger, Founder of @kindpowity_bydanielaspagnolo. Nel 2013 pubblico, in self publishing, "Fate Moderne", e nel 2016, sempre nella stessa forma, "La gente perbene e la ragazza del mercato". Nel 2018 esce "Il silenzio del Tempo", edito dalla casa editrice 96-rue-de-la-fontaine. Nel 2021 è la volta di "Dora", un noir dai tratti gotici, pubblicato con la LFA PUBLISHER, che si pone l’ambizioso obiettivo di essere il primo di una serie tutta ambientata nella medesima cittadina. Nel 2022 arriva "Piccolo Diario di una Cicatrice", ancora edizioni LFA PUBLISHER: un libro interattivo per provare a ripartire dalle proprie cicatrici. Vivo a Grugliasco alle porte di Torino (la mia città natale), e sono naturalmente spinta verso l’impegno sul territorio, che nel 2023 trova realizzazione nella costituzione del PRIMO GRUPPO DI LAVORO sulla DISABILITA’ – GRUGLIASCO, che ho fondato insieme ad una cara amica con la quale condivido esperienze di vita. Scopri di più su quello che faccio: linktr.ee/daniela.spagnolo_scrittrice

martedì 29 novembre 2022

Il Potere della Scrittura

Oggi ho ricevuto un biglietto in buca.

Un bigliettino. Cioè, voglio dire: fantascienza!

Chi riceve più posta scritta a mano? Io credo nessuno.

Di solito, quando apro la cassetta delle lettere, o la buca delle lettere (chissà, poi, perché si chiami così! Bho! “Buca”? piuttosto riduttivo, direi) ciò che mi aspetto di trovare sono, nell’ordine: bollette; bollettini del condominio; pubblicità delle pompe funebri.

Sì, credo che Torino, se non ricordo male, abbia avuto il primato per questo genere di pubblicità.

Si può immaginare con quanta trepidazione io possa avvicinarmi a questo antro che definirei dell’orrore!

Quando, poi, mi va bene e non trovo nulla da pagare, né nessuna pubblicità macabra, allora trovo avvisi di mancata consegna di qualche raccomandata. Il lieto fine, tuttavia, resta zoppo, perché in genere si tratta di multe.

Io ricordo che da bambina scrivevo lettere a mia nonna Antonietta.

Mia nonna viveva in meridione, più precisamente in Basilicata, ancora più precisamente in un paesino in provincia di Potenza, Montemilone.

Mia nonna profumava di paese. Mi voleva un gran bene e anche io gliene volevo.

Mia mamma, che da mia nonna ha preso la dolcezza, mi diceva di scriverle queste lettere in occasione del Natale. Io le facevo dei disegni e poi ricordo nitidamente che mi mettevo il rossetto e stampavo un gran bacio sopra di esse, al posto della firma.

Ero felice! Penso che lo fosse anche la mia nonna, ma non gliel’ho mai chiesto. O magari me lo ha detto, ma io non lo ricordo, ora.

Ecco, secondo me, scrivere una lettera non è soltanto mettere dell’inchiostro su un foglio.

Scrivere una lettera comincia proprio dal foglio.

Devi sceglierlo con cura, pensando al destinatario. Ricordo che, sempre da bambina, nella cartoleria dove andavo a rifornirmi di cancelleria per la scuola elementare, avevano un grande assortimento di carta da lettere: a fiori, a tinta unita, profumata, con o senza i margini, con le righe, con i quadretti… era arduo scegliere!

Una volta che hai scelto la carta, dovrai scegliere l’inchiostro.

Anche qui, puoi spaziare: nero o blu, per i messaggi formali: e questa è facile!

Colorato per gli amicali, ma anche nel colore dovrai scegliere oculatamente: rosa se vuoi essere delicato, verde se vuoi essere leggero, arancio se vuoi essere simpatico, e via così. A libera interpretazione.

Infine, c’è la grafia.

Sulla grafia si potrebbe scrivere un tema, poiché ognuno ha la propria, ed essa cela mille aspetti della psicologia di ognuno di noi. Io non sono preparata, quindi finirei per scrivere ovvietà e banalità.

Certo è che, nell’atto di scrivere un messaggio a mano, mi concentro di più, al fine di rendere il tratto più gradevole alla vista e fare in modo che anche la grafia diventi parte della sceno-grafia e colpisca in maniera favorevole l’occhio del destinatario, affascinandolo e attraendolo.

Ecco, dunque, che il fatto di trovarmi nella cassetta delle lettere un reperto storico come un esemplare di biglietto scritto a mano, mi ha catapultato indietro nel tempo.

Così è stato, in effetti, ma non nel modo che speravo.

La verità è che sapevo bene di cosa si trattasse, ma non volevo pensarci.

Era già stato abbastanza doloroso e sapevo che anche quel biglietto avrebbe risvegliato quel dolore.

Il dolore di una parte di vita che non c’è più. Tuttavia, pur sapendolo, è stato comunque uno schiaffo.

Ho ritrovato la scrittura di una carissima Amica; una scrittura che campeggiava tutti i giorni sul mio diario di ragazza; una scrittura che conosco e alla quale voglio bene.

Questa volta, non scriveva di concerti o di gruppi musicali; non scriveva di professori o di compagne.

Mi ringraziava per essere stata partecipe al suo grande dolore.

Mi chiedo: perché?

Perché abbiamo sdoganato i messaggi virtuali per qualunque tipologia di comunicazione, ma manteniamo quelli scritti per comunicare il dolore?

Perché lasciamo solo ad esso il privilegio di restare nella scrittura a mano?

Perché non riusciamo a mantenere questa buona abitudine di trasferire il nostro affetto con una penna in mano, invece che affidarlo all’etere?

Riflettiamo: quanto ci resterebbe incollato di più addosso il buon umore, se esso fosse scritto a penna?

Quanto, invece, viene amplificato il dolore?

Ma la risposta è una, chiara, precisa, sicura: il motivo è il Rispetto.

Il rispetto della forma, che ancora esiste per poche e selezionate occasioni.

E allora mi dico: per fortuna!

Per fortuna ancora si scrive a mano il dolore: almeno non resta inutile, sprecato.

E, finisco, domandandomi: se con questo biglietto io ho potuto sentire quasi sulla mia pelle il dolore della mia cara Amica; se la scrittura ha, dunque, questo potere con il dolore, quanto ne avrebbe con la felicità o l’amore?




1 commento:

  1. Anch'io ho ricevuto questo biglietto , e anch'io mi sono commossa , perché io l'ho dovuto scrivere anni fa 😭

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