Chi sono

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Sono Daniela Spagnolo, Influencer di Gentilezza e Inclusività, Scrittrice di Donne, Blogger, Founder of @kindpowity_bydanielaspagnolo. Nel 2013 pubblico, in self publishing, "Fate Moderne", e nel 2016, sempre nella stessa forma, "La gente perbene e la ragazza del mercato". Nel 2018 esce "Il silenzio del Tempo", edito dalla casa editrice 96-rue-de-la-fontaine. Nel 2021 è la volta di "Dora", un noir dai tratti gotici, pubblicato con la LFA PUBLISHER, che si pone l’ambizioso obiettivo di essere il primo di una serie tutta ambientata nella medesima cittadina. Nel 2022 arriva "Piccolo Diario di una Cicatrice", ancora edizioni LFA PUBLISHER: un libro interattivo per provare a ripartire dalle proprie cicatrici. Vivo a Grugliasco alle porte di Torino (la mia città natale), e sono naturalmente spinta verso l’impegno sul territorio, che nel 2023 trova realizzazione nella costituzione del PRIMO GRUPPO DI LAVORO sulla DISABILITA’ – GRUGLIASCO, che ho fondato insieme ad una cara amica con la quale condivido esperienze di vita. Scopri di più su quello che faccio: linktr.ee/daniela.spagnolo_scrittrice

domenica 27 marzo 2022

Riflessione ricorrente sul Senso di Colpa.

Il Senso di Colpa è un accessorio molto di moda, non soggetto a saldi: si tratta, infatti, di un articolo continuo.

Grazie alla sua ampia versatilità, esso si abbina perfettamente ad ogni tipologia di outfit, sia esso casual o chic, e veste ogni stagione (anche quelle mezze che non esistono più).

Il suo Target si divide in due: quelli che lo considerano un must have e quelli che, loro malgrado, vorrebbero evitarlo.

E proprio a questi ultimi, generalmente fan del mood “vivi e lascia vivere”, il Senso di Colpa normalmente giunge inaspettato tra capo e collo, e lascia emozioni simili a quelle di un mignolo che si frantuma contro uno spigolo.

Viene gentilmente “regalato”, senza bisogno di particolari occasioni, da quelli della prima categoria, ossia da quelli che il mood “vivi e lascia vivere” non sanno nemmeno cosa sia.  

Tutte queste dinamiche non sarebbero un gran problema, se restassero giochi fini a sé stessi.

Lo diventano, invece, quando iniziano ad andarci di mezzo stomaco e testa e cuore di chi ha un ego dai tratti, diciamo così, sensibili.

Ma siccome è bello vivere tutti insieme, ed ognuno di noi ha sempre qualcosa che giustifica un proprio comportamento, sia esso più o meno piacevole, credo che la soluzione sia una sola…ma non ve la dico, poiché ognuno ha la propria!

La mia, comunque, è sempre “vivi e lascia vivere”.




martedì 8 marzo 2022

8 Marzo lungo un anno

Oggi si parla di donne. Ieri no. Domani neanche. Anzi, mi correggo: se ne parla, ma come se fossimo, ahimè, una specie in via d'estinzione, un bersaglio facile di botte e offese, un oggetto da riporre in vetrina perché siamo troppo delicate.

Allora oggi ci sommergeranno di mimose, che ci procureranno un gran mal di testa. E magari ci porteranno anche a cena fuori. Poi domani: spesa, pranzi e cene da preparare, casa da riordinare, lavoro. Dai che la festa è passata!

Oggi si parla delle donne Ucraine: sono all’improvviso diventate simbolo dell’8 marzo.

Ieri le ignoravamo. Domani tornano ad essere sconosciute.

Oggi ancora si parla delle lotte femministe, delle grandi donne della Storia, delle disparità.

 

Sarebbe curioso, addirittura divertente, se l’8 marzo diventasse il momento per fare gli auguri solo a tutte quelle donne che non si tirano indietro quando c’è da criticare gratuitamente un’altra donna.

Oppure a tutte quelle donne che hanno discriminato un’altra donna per una maternità, per una difficoltà e per qualsiasi altro motivo.

Oppure ancora a quelle donne che si voltano dall’altra parte di fronte ai pericoli vissuti da un’altra donna.

Sarebbe un’occasione di crescita collettiva, nell’ottica del pensiero positivo che vede il cambiamento come qualcosa che deve partire da NOI.

 

Siamo NOI Donne che dobbiamo fare squadra, contro le disuguaglianze salariali e le discriminazioni sul lavoro.

Siamo NOI che dobbiamo metterci in gioco per dare un’impronta alla vita pubblica.

Siamo sempre NOI a dover smettere di aspettarci dagli altri quel rispetto che a volte nemmeno noi ci riserviamo.

Voglio terminare, però, con un raggio di luce: TU, perché sei speciale, anche se te lo dimentichi o te lo fanno dimenticare; anche se ti assalgono i sensi di colpa.

Anche se a volte ti pare di soffocare.

 

A TE, sì proprio a TE, che stai leggendo ora e ti stai chiedendo se ti stia parlando, perché vuol dire che hai colto il senso delle mie parole, auguro un buon 8 marzo lungo un anno intero di rispetto, soddisfazioni personali e lavorative, orgoglio, amore, affetto, lucidità, de tutto quello che desideri.

 

venerdì 4 marzo 2022

FOTO IN METRO: UN ESERCIZIO DI COMPRENSIONE

Quando guardo le immagini di una pubblicità, mi piace andare oltre la superficie, ossia oltre il senso della vista, e immaginare come e perché sia stata pensata in quel modo da chi l’ha studiata e poi realizzata. 

Mi piace immaginare gli istanti prima e dopo lo scatto; cosa si desiderasse evocare con una certa scelta piuttosto che con un’altra angolazione…

In metro in questi giorni è giunta sui roll up pubblicitari una specie di pubblicità progresso che riguarda, ahimè, la guerra in Ucraina.

Oltre che commovente, l’ho trovata subito molto interessante da diversi punti di vista. Ve la descrivo.

Abbiamo due soggetti, un uomo e una donna. La donna indossa la bandiera russa, mentre l’uomo quella ucraina.

Riflettiamo insieme: la Russia è la parte che attacca, l’Ucraina quella che subisce.

È chiaro che con questa scelta di immagine si è voluti andare oltre lo stereotipo della donna come parte debole della mela, o di qualsivoglia frutto (che poi, proprio la mela??? Di tutti i frutti, il meno gustoso e dolce e delizioso è proprio la mela!!! Ma perché scegliere la mela per rappresentare la coppia??? Per la storia di Adamo ed Eva? Gli Adami ancora ce l’hanno con noi Eve perché gli abbiamo fatto fare una figuraccia davanti a Dio, ma non si rendono conto che…vabbè, questa è un’altra storia, la approfondiremo la prossima volta).

E poi, c’è la questione della mano visibile della parte maschile: la voglio vedere come una volontà di sorpassare l’aggressione subita. La parte lesa ha teso una mano e anzi, con la stessa, tiene le mani della parte che l’ha attaccata.

Poi il contorno: mi sembra di intuire che i due soggetti siano stati ripresi in uno spazio molto ampio, che mi ricorda un palazzetto sportivo, e dietro ci sono sicuramente delle altre persone. Quindi: nessun contesto intimo.

Mi sembra di sentirla la folla dietro: vociante, allegra magari. Questa foto deve essere stata scattata in un contesto certamente rumoroso. Ma i due ragazzi sono in silenzio, concentrati uno sull’altro.

Ora, proviamo ad andare oltre la vista: come immaginiamo il prima e il dopo?

Come abbiamo detto, non siamo in un momento di intimità, siamo anzi in mezzo alla folla.

Quindi, io mi immagino questi due ragazzi come due amici, che si sono prestati allo scatto. Un attimo prima sono lì a scherzare, e un attimo dopo tornano a farlo, con le distanze tipiche degli amici.

Oppure sono sentimentalmente legati, e dunque sono riusciti a ritagliarsi uno spazio unico di intimità anche in un momento di caos.

Ora provo a fare un ulteriore esercizio: come immagino la loro vita di tutti i giorni?

Sono giovani e sono in un palazzetto sportivo: allora immagino che si tratti di due studenti dediti anche allo sport a livello agonistico, che in quel momento stanno partecipando a competizioni che magari vedono tra i partecipanti la loro scuola; indossano abiti casual, dunque li immagino abitare in città; li immagino impegnati a scuola e poi con gli amici condividere i momenti liberi.

Scendo le scale per prendere il mio treno e quasi mi pare di averli conosciuti davvero, questi due ragazzi!  

E mi domando se un esercizio come quello ho ho appena inventato io, di investigazione approfondita, possa avere anche un'utilità, oltre quella di farmi immaginare contesti e situazioni che on conosco.

Certo, imparare a guardare oltre la superficie rimane lo strumento più utile per comprendere: su questo non ci sono dubbi. 

Quindi, mi chiedo: quanto andiamo oltre la superficie nelle nostre relazioni? 

Che significa: quanto ho voglia di comprendere chi mi sta di fronte?




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