Quando guardo le immagini di una pubblicità, mi piace andare oltre la superficie, ossia oltre il senso della vista, e immaginare come e perché sia stata pensata in quel modo da chi l’ha studiata e poi realizzata.
Mi piace immaginare gli istanti prima e dopo lo scatto; cosa si desiderasse evocare con una certa scelta piuttosto che con un’altra angolazione…
In metro in questi giorni è giunta sui roll up pubblicitari una
specie di pubblicità progresso che riguarda, ahimè, la guerra in Ucraina.
Oltre che commovente, l’ho trovata subito molto interessante
da diversi punti di vista. Ve la descrivo.
Abbiamo due soggetti, un uomo e una donna. La donna indossa
la bandiera russa, mentre l’uomo quella ucraina.
Riflettiamo insieme: la Russia è la parte che attacca, l’Ucraina
quella che subisce.
È chiaro che con questa scelta di immagine si è voluti
andare oltre lo stereotipo della donna come parte debole della mela, o di qualsivoglia
frutto (che poi, proprio la mela??? Di tutti i frutti, il meno gustoso e dolce
e delizioso è proprio la mela!!! Ma perché scegliere la mela per rappresentare
la coppia??? Per la storia di Adamo ed Eva? Gli Adami ancora ce l’hanno con noi
Eve perché gli abbiamo fatto fare una figuraccia davanti a Dio, ma non si rendono
conto che…vabbè, questa è un’altra storia, la approfondiremo la prossima volta).
E poi, c’è la questione della mano visibile della parte
maschile: la voglio vedere come una volontà di sorpassare l’aggressione subita.
La parte lesa ha teso una mano e anzi, con la stessa, tiene le mani della parte
che l’ha attaccata.
Poi il contorno: mi sembra di intuire che i due soggetti
siano stati ripresi in uno spazio molto ampio, che mi ricorda un palazzetto
sportivo, e dietro ci sono sicuramente delle altre persone. Quindi: nessun
contesto intimo.
Mi sembra di sentirla la folla dietro: vociante, allegra
magari. Questa foto deve essere stata scattata in un contesto certamente
rumoroso. Ma i due ragazzi sono in silenzio, concentrati uno sull’altro.
Ora, proviamo ad andare oltre la vista: come immaginiamo il
prima e il dopo?
Come abbiamo detto, non siamo in un momento di intimità,
siamo anzi in mezzo alla folla.
Quindi, io mi immagino questi due ragazzi come due amici,
che si sono prestati allo scatto. Un attimo prima sono lì a scherzare, e un attimo
dopo tornano a farlo, con le distanze tipiche degli amici.
Oppure sono sentimentalmente legati, e dunque sono riusciti
a ritagliarsi uno spazio unico di intimità anche in un momento di caos.
Ora provo a fare un ulteriore esercizio: come immagino la
loro vita di tutti i giorni?
Sono giovani e sono in un palazzetto sportivo: allora
immagino che si tratti di due studenti dediti anche allo sport a livello agonistico,
che in quel momento stanno partecipando a competizioni che magari vedono tra i partecipanti
la loro scuola; indossano abiti casual, dunque li immagino abitare in città; li
immagino impegnati a scuola e poi con gli amici condividere i momenti liberi.
Scendo le scale per prendere il mio treno e quasi mi pare di
averli conosciuti davvero, questi due ragazzi!
E mi domando se un esercizio come quello ho ho appena inventato io, di investigazione approfondita, possa avere anche un'utilità, oltre quella di farmi immaginare contesti e situazioni che on conosco.
Certo, imparare a guardare oltre la superficie rimane lo strumento più utile per comprendere: su questo non ci sono dubbi.
Quindi, mi chiedo: quanto andiamo oltre la superficie nelle nostre relazioni?
Che significa: quanto ho voglia di comprendere chi mi sta di fronte?
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