Chi sono

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Sono Daniela Spagnolo, Influencer di Gentilezza e Inclusività, Scrittrice di Donne, Blogger, Founder of @kindpowity_bydanielaspagnolo. Nel 2013 pubblico, in self publishing, "Fate Moderne", e nel 2016, sempre nella stessa forma, "La gente perbene e la ragazza del mercato". Nel 2018 esce "Il silenzio del Tempo", edito dalla casa editrice 96-rue-de-la-fontaine. Nel 2021 è la volta di "Dora", un noir dai tratti gotici, pubblicato con la LFA PUBLISHER, che si pone l’ambizioso obiettivo di essere il primo di una serie tutta ambientata nella medesima cittadina. Nel 2022 arriva "Piccolo Diario di una Cicatrice", ancora edizioni LFA PUBLISHER: un libro interattivo per provare a ripartire dalle proprie cicatrici. Vivo a Grugliasco alle porte di Torino (la mia città natale), e sono naturalmente spinta verso l’impegno sul territorio, che nel 2023 trova realizzazione nella costituzione del PRIMO GRUPPO DI LAVORO sulla DISABILITA’ – GRUGLIASCO, che ho fondato insieme ad una cara amica con la quale condivido esperienze di vita. Scopri di più su quello che faccio: linktr.ee/daniela.spagnolo_scrittrice

martedì 12 dicembre 2023

LA PREFEZ... LA PEFREZ... LA PERFEZIONE

Ho dovuto fare i conti con una realtà, la mia: io non sono perfetta.

Bella scoperta direte voi!

Ecco, anche questo mio preoccuparmi del “direte voi”, è sintomo di una ricerca di perfezione che non mi riesce. Perché, in fondo, non mi appartiene.

Ma dove sta la Perfezione?

Nelle case ordinate?

Nelle cose dette puntuali e precise?

Negli abbinamenti azzeccati?

Nelle aspettative soddisfatte?

...

Sta davvero in tutto questo, o forse dovremmo per meglio dire dietro tutto questo?

Proviamo a sporgerci, a guardare in questo dietro. Dietro le case ordinate, dietro le cose dette puntuali e precise, dietro gli abbinamenti azzeccati e dietro le aspettative soddisfatte.

Che cosa c’è?

Io ci vedo Paura.

Ma di che cosa?

Di qualcosa che sta di fronte a quello che abbiamo elencato prima e che credevamo l’essenza della perfezione: il Giudizio.

Il Giudizio di chi ci guarda dal di fronte, senza preoccuparsi di fare questo piccolo giro, questo piccolo approfondimento che abbiamo appena fatto noi; che ci guarda come se fossimo una figura in due dimensioni, ignorando completamente profondità e volume di cui siamo fatti.

E di che cosa saranno mai composti, questa profondità e questo volume?

I miei, ad esempio, sono fatti di: speranze, ambizioni, sogni, affetto, amore, lacrime, fatica, pazienza, rabbia, dolore, angoscia, ansia, entusiasmo, rassegnazione, pace, stanchezza, quiete,…

Troppo per essere limitato ad un solo piano di sviluppo.

Perfezione e Giudizio legati da un filo invisibile, capace di legare le nostre profondità.




 

 

 

domenica 19 novembre 2023

Siamo tutte Giulia e Giulia e la figlia di tutte

Una nuova ennesima tragedia e mi chiedo: cosa posso fare io, che sto a 400 chilometri di distanza?

Ecco, la distanza. Certe cose capitano agli altri, alle figlie degli altri e, soprattutto, ai figli degli altri.

Ai miei figli non capiterà mai, di essere carnefici. Perché io sono una madre perfetta; perché la mia è una famiglia perfetta. Messa la domenica, natale, pasqua; vacanze al mare d’estate, in montagna d’inverno; scuole regolari; lavori più che dignitosi; casa pulita, in ordine e piena di cose inutili ma utili.

No, in tutto questo il seme del male non troverà mai terreno fertile per germogliare.

E se invece fosse proprio tutta la perfezione che ostentiamo ad essere il nutrimento di questo male che ancora riesce a stupirci?

Che poi, questo male, detto così, ha qualcosa di etereo, intangibile. Invece il male ha nomi ben definiti: Odio, Rabbia, Rancore, Frustrazione.

Ecco, lo stupore. Se ancora, dopo i più di 100 femminicidi che sono stati commessi da inizio 2023 riusciamo a stupirci dell’ennesima efferata violenza, allora forse qualcosa ce la stiamo perdendo.

Ma cosa?

Ci stiamo perdendo i piccoli gesti quotidiani che sono gli embrioni delle violenze di domani.

Il soprassedere di fronte al più celebre dei commenti sessisti, non fare la femminuccia, solo perché pronunciato tra le sacre mura domestiche.

L’ignorare volutamente i pesi che gravano nel capo di una donna nell’ambito della gestione della famiglia.

Nutrire, ancora nel 2023, una maggiore considerazione per il figlio maschio rispetto alla figlia femmina.

Azioni comuni, considerate come innocenti perché prive di conseguenze immediatamente eclatanti.

Eppure, eccole qui, proprio qui le culle per quei maledetti semi del male.

Il soprassedere e l’ignorare sono cibo per ego smisurati, che vivono nella convinzione che le proprie azioni e le proprie parole non possano avere conseguenze su chi le subisce o chi le ascolta.

Da madre di soli figli maschi, credo che non sia più soltanto il caso di esortare le vostre figlie ad alzare la testa, ma anzi sono convinta che sia il tempo di farla abbassare ai nostri figli: decisamente cresciuti con messaggi di superiorità sessuale continuamente trasmessi, anche in maniera implicita, da più canali di comunicazione, anche e soprattutto da certa musica distante anni luce da noi genitori.

Da madre di soli figli maschi, spesso mi sento dire che sono in minoranza in casa mia. Ma, signori, non si tratta di una gara e smettiamola dunque di pensarla come tale: smettiamola di interpretare i rapporti come delle continue competizioni, che inevitabilmente prevederanno un vincitore e un vinto.

Da madre di soli figli maschi, questa sera accenderò un lumino per Giulia e per tutte le altre donne, prima di lei, vittime. Ma non lo accenderò io: lo farò accendere ai “miei” maschi di casa.

Invito tutte, Voi madri degli uomini di domani, a farlo insieme: sarà un modo per riflettere sulle nostre mancanze e provare a pensare come possiamo migliorare il nostro quotidiano, soprattutto per azzerare le possibili culle di semi di Odio, Rabbia, Rancore, Frustrazione.

E poi, parliamo con i nostri piccoli uomini, ascoltiamoli e correggiamoli; non giriamoci davanti alle loro imperfezioni; soprattutto, non mascheriamole con frasi del tipo “è una ragazzata” poiché le “ragazzate” sono veri e propri embrioni di violenza.

 


 

 

venerdì 13 ottobre 2023

BASTERA' UNA MENTE SOLA?

Devo assolutamente mettere ordine nei pensieri.

Abbottonarli, stirarli, piegarli.

Li sento, a volte, che sono tutti stropicciati.

Ho sonno. 

Ho fame.

Sono stanca.

I pensieri si accumulano, non se ne vanno.

Ma... mi basterà una mente sola?




domenica 25 giugno 2023

Paura di essere felice?

Sono al parco.

Sono seduta su una coperta.

Sono al parco, seduta su una coperta stesa sull'erba.

Il rumore della citta' e' rimasto fuori dal cancello.

Si sente solo il ronzio mite degli aeroplani da turismo.

Guardo davanti a me; sento girarmi la testa.

Il respiro mi si fa corto, non riesco a riempire i polmoni.

La vista mi si annebbia.

Sono sola con mio figlio piu' piccolo: e'qui accanto a me che dipinge.

Non ho fretta, non ho impegni.

Metto della musica con il cellulare.

Chiudo gli occhi. Li riapro.

Capisco che sono felice e in pace.

Non conoscevo questo equilibrio, che mi ha confusa.

Ho forse paura di essere felice?








martedì 13 giugno 2023

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI

Notte prima degli esami. Ma quand’è che sei cresciuto così, figlio mio?

Mio. Ancora mio?

Ormai devo aggiungere un avverbio davanti all’aggettivo e, soprattutto, un punto interrogativo subito dopo.

Ricordo bene quella tua manina alzata verso di me, e la pelle morbida, quando toccava la mia e si faceva racchiudere. Ricordo bene il tuo sguardo acceso, il tuo sorriso furbetto.

Ahimè, adesso li hai messi via: per un po’ hai deciso di privarne il mondo, per lo meno quello che conosco io.

Si chiama adolescenza, baby. Eh sì: me o ripeto spesso, praticamente tutti i giorni. Ma, come  si dice: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, anche se si tratta di parole proprie!

E allora me lo ripeto: quand’è che sei cresciuto così, figlio mio?

Forse, quello che veramente voglio chiedermi è solamente quando e come e perché è volato così veloce il tempo. E dove  finito.

Nei tuoi capelli ricci, nelle tue gambe lunghe, nelle tua mani grandi?

O, più semplicemente, nei miei capelli grigi?

E basta, allora, con gli "Io ho fatto così"

Notte prima degli esami. 

E devo ricordarmi che non sono i miei. 




AMORISMO o EGORE?

Quanta fatica facciamo a viaggiare in acque torbide?

Quanta pena proviamo a sputare parole dure?

Quanto dolore, anche fisico, ci comporta la violenza verbale?

Il sentimento più profondo dell’animo umano non è l’amore: è l’Egoismo.

È profondo per la sua capacità di risucchiare in un vortice abissale e nero ogni altra sensazione.

Profondo per la sua forza, che riesce ad annientare anche le più nobili intenzioni: sembra, così, essere in grado d vincere su ogni altri prodotto di mente e cuore.

Solo le parole ipocrite riescono a nasconderlo, ma si tratta di un nascondiglio temporaneo e precario.

Ma… E come si fa, con l’Amore, allora?

Non lasciamoci trarre in inganno: anche l’Amore ha le sue forme oscure.

Udite, udite, anche l’Amore può essere un nascondiglio per l’Egoismo, ma in questo caso forse meno precario, meno vulnerabile; più resistente, più ingannevole.

Si profuma di pensieri dedicati e parole mielose; si veste di buone intenzioni e di complimenti.

Si addobba come i santi nelle feste di paese e va a fare miracoli in cambio di adulazioni.

Come si chiama questo mostro? Amorismo? O Egore?




 

venerdì 12 maggio 2023

LE MAMME SPECIALI

Le mamme speciali hanno occhi speciali: sanno vedere oltre. Oltre i limiti, oltre le cicatrici. Anche oltre le illusioni: e per questo a volte preferiscono tenere gli occhi chiusi.

Le mamme speciali hanno mani speciali: sono fatte per accogliere. Le loro mani, assieme alle loro braccia, diventano rifugio, culla, casa, famiglia, corazza. E poi: con quelle braccia, ogni giorno, sopportano il peso della difficoltà e dell’indifferenza.

Le mamme speciali hanno orecchie speciali: sentono parole anche quando non ci sono. Anche quando parole non sono. Sentono desideri che non si riescono a nominare. Sentono voci che non parlano.

E poi, sentono violenza e derisione anche quando non si vedono chiaramente; anche quando sono sussurrate malignamente.

Le mamme speciali hanno bocche speciali: dispensano amore sulla pelle e sul cuore.

Le mamme speciali hanno lacrime speciali: sono lacrime che curano e consolano. Sono lacrime che non finiscono mai.




 

Le mamme speciali sono le mamme di bambini speciali.

 

Le mamme speciali sono particolarmente gelose dei loro bambini: loro sanno che tesori nascondono e non permetteranno mai che essi vengano trafugati o, peggio, sottovalutati.

 

martedì 11 aprile 2023

Vita

Davvero voglio continuare così?

Davvero voglio che la mia vita prosegua su questa strada?

Questo mi sono chiesta, un pomeriggio, uno dei peggiori.

Dopo l’operazione credevo di essere diventata invincibile: nulla mi spaventava più, avevo fatto l’upgrade nell’olimpo degli immortali.

Che stolta, che ero stata! Che ingenua!

Quel pomeriggio era fatto delle ore che precedevano i primi controlli dopo l’operazione di estirpazione del tumore.

Avevo sentito parlare della paura del tumore, ma non avevo capito che cosa fosse in realtà.

Ecco che quel pomeriggio lo capivo bene, sotto tutti i sensi.

Vista: mi vedevo catapultata nella stessa situazione di esattamente un anno prima. Attorno a me non c’era la mia realtà, ma una realtà parallela.

Gusto: in bocca sentivo il gusto del sangue, il gusto amaro della paura, il gusto del dolore, persino il gusto che mi aveva lasciato l’anestesia.

Tatto: qualsiasi parte toccassi di me, la sentivo ostile.

Olfatto: la paura ha un odore ed io sto imparando a riconoscerlo.

Udito: qualsiasi parola mi venisse rivolta, la interpretavo e la sentivo come pietosa e compassionevole, con l’intento di nascondere una realtà dolorosa.

Questa ero io: ero regredita allo stato embrionale della disperazione e mi alimentavo di pensieri catastrofici.

Era stato a quel punto che mi ero chiesta:

“Davvero voglio continuare così?”

“Davvero voglio che la mia vita prosegua su questa strada?”

Era il mio punto di non ritorno.

Davvero avevo fatto tanta strada attraverso le mie angosce, per poi finire per accoglierle nuovamente dentro di me e lascarle governarmi?

Attorno a me la vita continua.

 



mercoledì 1 marzo 2023

ANESTETICO

 “Qual è il tuo anestetico preferito?”

“Come dici, scusa?”

“Come preferisci addormentare il cervello?”

“Scusa, avevo capito anestetico…”

Sì, infatti…ma non importa. E dunque?”

“Ma allora… guardo la vita degli Altri”

“E ti piace?”

“No. Mi fa sentire una merda”

“In che senso, scusa?”

“Nel senso che vedo che gli Altri fanno sempre tutto ciò che vorrei fare io e che non faccio”

“E sarebbe?”

“Bho, adesso non mi viene in mente”

“Ah”

“…”

“E perché tu non lo fai?”

“Non lo so”

“Ah”

“E tu, invece?”

“Ah, no. Io lavoro”

“Cioè?”

“Io non ho tempo per niente, neanche per pensare”

“Ah. E quindi non hai un’opinione su nulla!”

“Al contrario: io ho sempre la verità in tasca”

“Perché?”

“Perché io lavoro. So tutto. Non perdo energia in stupidi passatempi; non perdo tempo ad ascoltare quello che ha da dire la gente. Mi bastano le mie idee, che sono corrette, esatte, perfette”

“Ah, ecco…”

“…”

“Ma, hai sentito di quella tragedia che…”

“No, non mi interessa. Devo lavorare”



 

lunedì 16 gennaio 2023

Una mela sarà sempre una mela...?

Una mela sarà sempre una mela; lo stesso sarà una pera, una banana, un caco, un chicco d’uva, e così via.

Tutte, nella loro diversità, compongono un mondo che diventa, così, variegato. Se voglio dolcezza, sceglierò magari una fragola, piuttosto che un’arancia, che invece andrà benissimo per una sferzata di energia o una pausa vitaminica.

Possiamo scegliere, e nessuna di loro si lamenterà.

Ma il vero punto di partenza di questa riflessione un po’ allucinata è un altro.

Durante le vacanze di Natale ho acquistato un cedro. Era gigante e l’ho comprato per dare colore alla tavola.

In effetti, data anche la sua mole davvero notevole, si è fatto notare e lo ha fatto con eleganza.

La sua buccia, gialla fluo, risaltava sui colori natalizi e dava un sentimento di esotico accanto alla frutta secca.

Tutti lo guardavamo, però nessuno osava toccarlo: era il re e là doveva stare indisturbato.

Finite le feste, mi sono decisa ad andare oltre il senso visivo. Mi sono detta: tanto splendore, avrà certamente un segreto di gusto e sapore inimitabili.

Ho affondato il coltello in quella buccia che mi aveva incantata sin da quando l’avevo “incontrato” per prima volta sul banco della frutta.

Sorpresa: non finivo più di affondare! Ho scoperto che la scorza era molto alta. La parte dentro era di un bianco luminoso almeno come il giallo esterno e, soprattutto, sprigionava un profumo inebriante. Si era attivato un senso che, in amore, si dice che vada a braccetto con la vista: l’olfatto.

Normalmente attivato da ormoni che vanno a colpire certi ricettori nascosti e sconosciuti a noi stessi che li ospitiamo, i profumi e gli odori sono in grado di amplificare il sentire e anche di sbloccare i ricordi.

Man mano che procedevo con lo sradicamento della scorza, il profumo aumentava ed era avvolgente; inoltre, come un tesoro, pian piano appariva il frutto interno, celato e custodito come una perla rara e preziosa.

Sentii l’urgenza di liberarlo da quella specie di prigione. Pensai: se i presupposti sono questi, gli spicchi saranno qualcosa di paradisiaco per le mie papille gustative.

Ripulito il nucleo di quella che immaginavo essere una bomba di piacere, non me la sentii di gettare via la scorza: la riposi in un piatto, era troppo bella e profumata per essere buttata via. Meglio attendere.

Mi rivolsi, ora, al frutto: risultava pallido, tirato, in alcuni punti addirittura molto asciutto.

Non era così che me l’ero figurato.

Provai a estrapolare uno spicchio e fu molto difficoltoso. Avevo immaginato che fosse come un’arancia: naturalmente disposta a lasciarsi disgregare per farsi meglio assaporare.

Dopo aver immerso totalmente le dita di entrambe le mani in quella polpa fredda, riuscii, finalmente, nel mio intento. E addentai.

La lingua si ritirò; i denti si serrarono; le spalle si alzarono; il collo si incassò; gli occhi si chiusero.

Mi ero lasciata ingannare dai primi due sensi, convinta che mi avessero già da soli svelato la reale natura di quel frutto.

Non avevo, invece, utilizzato per nulla il cervello.

Fu come mangiare un limone, forse, se possibile, un pochino più aspro ancora.

Come avevo potuto credere che, un frutto della stessa famiglia del limone, non fosse così? L’aspetto maestoso mi aveva tratto in inganno. E lo aveva fatto ancora di più il profumo che quel frutto traditore sprigionava sia da chiuso che, ancora di più, una volta aperto.

Guardai la buccia. Quella bellezza visiva e olfattiva era totalmente inutile per la mia lingua: come poteva essere giustificato tanto spreco?

Un cedro è così perché la sua natura è così: non lo sceglie. E non potrà mai esserci un cedro dolce. Se ci fosse, sarebbe il risultato di un maneggiamento della sua natura più interna, quasi della sua anima, se ne avesse una.

Sta proprio qui io punto: è l’anima che fa la differenza? Io credo di sì.

L’anima del cedro era ben celata da una scocca che ben si integrava nelle aspettative.

Normalmente, noi scegliamo la nostra scocca sulla base di queste convenzioni.

E, sempre normalmente, ci facciamo anche ingannare dalle altre scocche.

La differenza è che, se una mela sarà sempre una mela, e così sarà una pera, una banana, un caco, un chicco d’uva, fino al nostro cedro, noi invece possiamo scegliere: scocca o nucleo? Esteriorità o interiorità?

Ma addirittura, la magia sta in qualcosa di ancora più profondo: possiamo addirittura riuscire a rompere tutti i canoni, a mischiare i colori, a sfondare tutti i cliché: possiamo addirittura avere del belo tanto nell’interiore quanto nell’esteriore!

Ovviamente, ci sarà sempre chi negherà persino l’evidenza.

 

 


 

 

 

 

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