Davvero voglio continuare così?
Davvero voglio che la mia vita prosegua su questa strada?
Questo mi sono chiesta, un pomeriggio, uno dei peggiori.
Dopo l’operazione credevo di essere diventata invincibile:
nulla mi spaventava più, avevo fatto l’upgrade nell’olimpo degli immortali.
Che stolta, che ero stata! Che ingenua!
Quel pomeriggio era fatto delle ore che precedevano i primi controlli dopo l’operazione di estirpazione
del tumore.
Avevo sentito parlare della paura del tumore, ma non
avevo capito che cosa fosse in realtà.
Ecco che quel pomeriggio lo capivo bene, sotto tutti i sensi.
Vista: mi vedevo catapultata nella stessa situazione
di esattamente un anno prima. Attorno a me non c’era la mia realtà, ma una
realtà parallela.
Gusto: in bocca sentivo il gusto del sangue, il gusto
amaro della paura, il gusto del dolore, persino il gusto che mi aveva lasciato
l’anestesia.
Tatto: qualsiasi parte toccassi di me, la sentivo
ostile.
Olfatto: la paura ha un odore ed io sto imparando a
riconoscerlo.
Udito: qualsiasi parola mi venisse rivolta, la interpretavo
e la sentivo come pietosa e compassionevole, con l’intento di nascondere una
realtà dolorosa.
Questa ero io: ero regredita allo stato embrionale della
disperazione e mi alimentavo di pensieri catastrofici.
Era stato a quel punto che mi ero chiesta:
“Davvero voglio continuare così?”
“Davvero voglio che la mia vita prosegua su questa strada?”
Era il mio punto di non ritorno.
Davvero avevo fatto tanta strada attraverso le mie angosce, per
poi finire per accoglierle nuovamente dentro di me e lascarle governarmi?
Attorno a me la vita continua.
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