Questo pensiero è per gli Insegnanti d’Italia. Per
le Maestre e i Maestri dei nostri piccoli rompiballe, per i professori dei
nostri adolescenti fragili e dei pre-adulti cazzari.
Quante volte ho detto, parlando di un istituto
scolastico, “La vera differenza la fa l’insegnante”
Ed è vero. Perché nella scuola lo vedi davvero
che è la persona che plasma il proprio lavoro e tutto ciò che fa e che tocca,
anche solo virtualmente, mettendoci del proprio.
Allora voi Insegnanti potreste essere definiti
i Re Mida dei nostri figli.
Perché siete Voi che li accogliete, mentre noi
genitori siamo chiamati ad altro; siete voi che li formate dal punto di vista
istruttivo, e non semplicemente ripetendo le stesse cose per anni, perché quello
che fate è molto più che ripetere. E, detto tra noi, anche io ripeto le stese
cose da undici anni, oramai, ma a me non ascolta nessuno…magari mi date due
dritte?
Siete sempre voi che consolate il ragazzino che
è stato mollato, o il bambino che non riesce a giocare con i compagni perché si
vergogna. Perché con noi genitori spesso non vogliono parlare e si fingono
distratti per non farci capire cos’hanno dentro, e noi troppo spesso siamo
ancora più distratti di loro.
E dunque, mi sono chiesta: come avete fatto,
cari Insegnanti, a resistere tutto questo tempo senza le vocine dei nostri
piccoli e grandi rompiballe?
Come avete fatto a stare senza i “Ciao Maestra!”
urlati alle otto e mezza del mattino?
Oppure i “Oh prof, com’è?” dei galletti imberbi
e brufolosi?
Come avete resistito senza i loro abbracci
spontanei e inaspettati? E le loro risate, le loro lacrime, i loro capricci
(che non hanno età). Insomma: la loro essenza, l’Essenza Bambina che è l’anima
della Scuola stessa, di ogni grado. Non per niente esiste l’Esame di Maturità, perché
dopo quello l’Essenza Bambina la devi mettere da parte devi diventare maturo, e
noioso.
Ma qualcuno la mantiene, e allora diventa un
bravo insegnante. Non tutti, solo quelli che sanno “fare la
differenza” ce l’hanno, e sono quelli che ti fanno amare un libro per tutta la vita, quelli che ti avranno fatto capire quella cosa che proprio non ti entrava in testa. Quelli che ti hanno detto che anche tu vali.
Sinceramente, io non so se sarei riuscita a
resistere. E penso soprattutto a quegli insegnanti degli ultimi anni, che si
sono persi un passaggio importante di crescita. E' come rimanere in sospeso, non aver finito qualcosa, portarsi dietro un incompiuto che non si potrà compiere.
Le indicazioni sulla ripresa del nuovo anno scolastico
parlano ancora di distanziamento sociale.
Ma la Scuola non può convivere con il distanziamento
sociale: sarebbe come un fiore senza profumo, bello, ma assente.
Come farò a confidarmi? Come farò a consolarmi?
Questa situazione estrema ci porta all'esasperazione dell’individualismo, mascherato, è proprio il caso di dirlo, con la presenza fisica
ma in condizioni sicurezza. Insomma, ci sono ma non mi considerare.
Allora credo che il nuovo anno scolastico sarà
ancora più duro, perché Vi costringerà a trattenere gli abbracci, ad esserci ma
a debita distanza. Perché la Scuola è anche e soprattutto fisicità. È il
linguaggio del corpo che tante volte riempie il vuoto, laddove le parole
servono a poco.
Sarà dura non far inaridire le emozioni, sarà dura
non far trasformare quella che è la vostra missione, in semplice e arido
lavoro.
Sarete pochi a riuscirci e a Voi pochi va il
mio grazie di mamma.