L'autobus su di me deve avere un effetto catartico.
Questa mattina in viaggio sull'autobus, appunto, per recarmi al lavoro, mi sono auto psicanalizzata. E' stato come farsi una doccia e sentire e vedere la sozzura che si scioglieva sotto l'acqua, che si accartocciava su sè stessa e rotolava via lungo la pelle.
Quella parte immonda erano i legami deboli e precari.
Io sono figlia unica e gli amici per me hanno sempre colmato un vuoto grande come un abisso.
Ricordo ancora con malinconia i pomeriggi vuoti, in assenza di una compagnia con la quale condividere i pensieri bambini e poi quelli adolescenziali. Ricordo la felicità dell'andare a scuola, dove finalmente incontravo i miei pari e con loro ritrovavo la spensieratezza che si contrapponeva alla pesantezza dei fine settimana a casa.
L'amicizia è un dono, per me. Un dono caro nel quale trovare un calore che mi è mancato nell'infanzia. Un calore diverso da quello che ti possono dare i genitori, anche i più amorevoli, poichè da essi hai la necessità di distinguerti e l'amicizia è la palestra dove testare le proprie emozioni e costruire la propria personalità.
Proprio per questo, le amicizie si costruiscono con fatica, misurandosi tutti i giorni con i difetti dell'altro e riconoscendo, in questo esercizio, i propri, in un processo che porta a smussare gli angoli e aprirsi oppure a chiudersi e acuire le difese.
Ho sempre sentito parlare di ricetta dell'amicizia. Io purtroppo non sono molto brava in cucina, ma mi diletto volentieri, fatto sta che nel caso dei rapporti con altre persone non ho mai fatto mancare il Rispetto. Se mancasse, sarebbe come non mettere il lievito nella pizza o il sale nella pasta...
Detesto magiare la pasta senza sale! E' una sofferenza! Per lo stesso motivo, non posso accettare che mi si manchi di rispetto. La reciprocità sta ala base dei rapporti umani, ma ce lo siamo dimenticato.
Io ho tantissimi difetti (potete chiedere a mia madre!), che mi fanno essere antipatica, cattiva, iraconda, permalosa,..ce n'è uno che mi fa star male, ed è la fiducia nel prossimo e la scarsa considerazione del mio valore.
Nell'era dei Social, è tutto più immediato. Siamo subito tutti "amici" e per chi come me adora conoscere gente nuova è una pacchia. Ma, riflettevo, quelle amicizie immediate non hanno avuto il tempo di lievitare sotto le coperte, come la pizza che si fa in casa, al calore dei sentimenti reciproci, delle conoscenze per gradi, degli sguardi di intesa, delle parole dette in confidenza, degli abbracci...
Sono amicizie effimere che si perdono dietro a parole scritte nella foga del momento e mal comprese. Sono figlie della fretta e, paradossalmente, dell'individualismo. Sono amicizie mute, nelle quali non si possono applicare le stesse tecniche dei rapporti reali, poichè cresce il rischio di scontrarsi con egoismo e paura di mostrarsi per quello che si è. Anzi, a volte è addirittura impossibile mostrarsi.
Allora mi chiedo: qual'è il senso? Davvero è solo quello di avere una vetrina, come nel Rossenbuurt? Allora attenzione: sotto Natale le vetrine diventano più belle di quanto non siano in realtà...