Ho dovuto fare i conti con una realtà, la mia: io non sono perfetta.
Bella scoperta direte voi!
Ecco, anche questo mio preoccuparmi del “direte voi”, è
sintomo di una ricerca di perfezione che non mi riesce. Perché, in fondo, non
mi appartiene.
Ma dove sta la Perfezione?
Nelle case ordinate?
Nelle cose dette puntuali e precise?
Negli abbinamenti azzeccati?
Nelle aspettative soddisfatte?
...
Sta davvero in tutto questo, o forse dovremmo per meglio
dire dietro tutto questo?
Proviamo a sporgerci, a guardare in questo dietro. Dietro le
case ordinate, dietro le cose dette puntuali e precise, dietro gli abbinamenti
azzeccati e dietro le aspettative soddisfatte.
Che cosa c’è?
Io ci vedo Paura.
Ma di che cosa?
Di qualcosa che sta di fronte a quello che abbiamo elencato
prima e che credevamo l’essenza della perfezione: il Giudizio.
Il Giudizio di chi ci guarda dal di fronte, senza
preoccuparsi di fare questo piccolo giro, questo piccolo approfondimento che abbiamo
appena fatto noi; che ci guarda come se fossimo una figura in due dimensioni, ignorando
completamente profondità e volume di cui siamo fatti.
E di che cosa saranno mai composti, questa profondità e
questo volume?
I miei, ad esempio, sono fatti di: speranze, ambizioni, sogni,
affetto, amore, lacrime, fatica, pazienza, rabbia, dolore, angoscia, ansia,
entusiasmo, rassegnazione, pace, stanchezza, quiete,…
Troppo per essere limitato ad un solo piano di sviluppo.
Perfezione e Giudizio legati da un filo invisibile, capace
di legare le nostre profondità.
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