La prima volta in cui le gambe non mi hanno retto è stato quando, all'ospedale in cui avevo partorito il mio ultimo figlio, mi dissero che non sapevano dirmi se il bambino fosse maschio o femmina. Questa conversazione monodirezionale avvenne 72 ore dopo il parto.
Caddi ancora di faccia quando la sua pediatra di allora, all’alba dei suoi diciotto mesi, mi disse con noncuranza di portarlo da un neuropsichiatra, visto che non camminava ancora. Nessuna spiegazione in più.
Anche quella fu una conversazione, anzi una comunicazione, a
direzione unica, nella quale non trovava posto il mio sentire fatto di paure e
dubbi.
Il 2022 sembra dedicarsi, invece, a me: carcinoma al seno destro.
Faccio fatica ancora a dirlo, a nominarlo, figuriamoci a
scriverlo, a renderlo obiettivamente esistente.
Insomma: faccio fatica a credere che sia capitato.
Non voglio dire che a me non dovesse capitare “perché io sono io e voi non siete un cazzo”.
Il mio più grosso errore è stato sprofondare in letture
amene su trattati di medicina, chimica, financo chirurgia, dei quali non ho
capito un’emeritaceppazza.
Non si leggono le cose scientifiche se non hai la
preparazione per capirle!!!
Questo, forse, sarà il tatuaggio che mi farò sulla mano
destra, quella che mi capita più spesso di incrociare con gli occhi.
Quindi, ora ho una macedonia in testa, e la macedonia, se non è di frutta, genera paura e la paura mi fa andare nel panico.
La paura mi ha fatto iniziare a vivere come sospesa: la mia
sensazione è quella di non avere più tempo; è quella che qualunque cosa io
faccia, non abbia senso alcuno.
Ma soprattutto, sono arrabbiata con me: per aver investito
energia in tutto quanto ora non può essere altro se non inutile.
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