Chi sono

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Sono Daniela Spagnolo, Influencer di Gentilezza e Inclusività, Scrittrice di Donne, Blogger, Founder of @kindpowity_bydanielaspagnolo. Nel 2013 pubblico, in self publishing, "Fate Moderne", e nel 2016, sempre nella stessa forma, "La gente perbene e la ragazza del mercato". Nel 2018 esce "Il silenzio del Tempo", edito dalla casa editrice 96-rue-de-la-fontaine. Nel 2021 è la volta di "Dora", un noir dai tratti gotici, pubblicato con la LFA PUBLISHER, che si pone l’ambizioso obiettivo di essere il primo di una serie tutta ambientata nella medesima cittadina. Nel 2022 arriva "Piccolo Diario di una Cicatrice", ancora edizioni LFA PUBLISHER: un libro interattivo per provare a ripartire dalle proprie cicatrici. Vivo a Grugliasco alle porte di Torino (la mia città natale), e sono naturalmente spinta verso l’impegno sul territorio, che nel 2023 trova realizzazione nella costituzione del PRIMO GRUPPO DI LAVORO sulla DISABILITA’ – GRUGLIASCO, che ho fondato insieme ad una cara amica con la quale condivido esperienze di vita. Scopri di più su quello che faccio: linktr.ee/daniela.spagnolo_scrittrice

martedì 14 aprile 2020

RISERVATO


È di oggi (ormai ieri) la notizia che a Collegno il Sindaco ha concesso l’apertura dei giardini di alcune scuole, affinchè vengano utilizzati da bimbi autistici e disabili.
Si tratta di un progetto approvato dalla giunta comunale, che prevede che questi bambini possano giocare in assoluta sicurezza.
Subito, proprio “di pancia”, come si dice, mi è sembrata un’idea avveniristica, figlia di un’apertura mentale da pochi.
Solo che poi, quasi subito, sento che c’è qualche cosa che mi convince poco, ma ancora non riesco bene bene a capire di che cosa si tratta.
Rileggo l’articolo di “Cintura Ovest”. Rileggo quello che dice: aprono i giardini delle scuole per bambini autistici e disabili.
“Porca miseria” questo è quello che subito mi viene da dire.
Ma come cazzo si fa, nel 2020 ADM (Anno-Di-Merda, n.d.a) a scrivere una scempiaggine grossa così? Che forse l’autismo non è una disabilità? E allora che cos’è? Uno stile di vita, forse. Un mood. Una moda. No, no, un gender, così fa figo, è da radical chic.
Perché chi scrive articoli, che ha questo compito di divulgare conoscenza, non fa il minimo sforzo di documentarsi, e chi glieli controlla non fa il minimo sforzo di leggerli?
E questa era la prima cosa che mi solleticava la corteccia cerebrale, che in questi tempi è messa a dura prova tra un compito di storia sui Romani e una verifica di geografia sull’Abruzzo e il Molise (e io non sono un’insegnante).
Faccio un profondo respiro, incamero quanta più aria posso, e poi la butto fuori, soddisfatta per aver capito cosa non mi convincesse.
Rileggo l’articolo. Niente, c’è ancora qualcosa che non mi piace.
E dei cosiddetti bimbi “sani”, che ne facciamo? Li lasciamo deprimere tra quattro mura?
Sì, in effetti questa cosa mi fa ancora più incazzare della castroneria di prima.
L'omologazione congiunta alla differenziazione. Ecco che abbiamo applicato il regime delle etichette e dei protocolli di comportamento ad una tipologia di persone che le etichette mal le sopporta: i Bambini, con la B maiuscola.
Come (cazzo) si fa a dire che solo una certa categoria ha bisogno dell’aria aperta?
Come si fa a dimenticare che sono tra poco due mesi che i bambini, tutti, sono reclusi in casa?
Come si fa a passar sopra al fatto che star chiusi in casa, senza un motivo che venga ben interiorizzato da un bambino, genera inevitabilmente delle carenze emotive?
A questo punto, vi esorto a leggere che cosa ha affermato il presidente dell'Associazione Nazionale dei Pediatri, a proposito della relazione tra Covid-19 e Bambini.
Non lo so come si facciano a dimenticare queste cose.
Non lo so perché faccio davvero fatica ad accettare una gestione così fantasiosa della cosa pubblica, faccio fatica ad accettare le differenziazioni, anche se in questo caso, per esempio, giocherebbero a favore di uno dei miei figli.
Faccio fatica a fidarmi di certe mosse, perché non credo siano animate da vero spirito di comprensione e, soprattutto, siano ben avallate scientificamente.
Ancora una volta si è fatta una scelta che penalizza qualcuno.
Il leitmotiv di questa quarantena è “si salvi chi può”: chi ha il computer, chi ha la stampante, chi ha un lavoro dipendente, chi ha i genitori nello stesso comune, chi ha il giardino, chi ha una casa grande, chi ha …
Chi non aveva prima adesso ha ancora meno.
Il confronto, e non la ghettizzazione, aiuta.
Il confronto e non solamente l’aria aperta aiuta.
La pietà non credo sia voluta da nessuno, almeno non da me. Poi, certo, se sei con l’acqua alla gola accetti tutto, e anche io forse lo farei. Ma poi mi fare mille domande, esami di coscienza a gogò, riflessioni.
Vorrei capire davvero come sia stata pensata questa idea, perché se venisse fuori che è stata costruita sulla base del fatto che si tratta di soggetti a scarsa mobilità o scarso interesse per le relazioni interpersonali, allora davvero farei un respiro ancora più profondo di quello di prima. Perché vorrebbe dire che ci si è concentrati, di nuovo, sulle peculiarità delle loro condizioni, senza preoccuparsi di ciò che davvero gli gioverebbe o, banalmente ciò che gli PIACEREBBE.
Non è la ghettizzazione che aiuta, ma la promiscuità.
No, questo progetto riservato ai disabili non mi piace, e lo dice la mamma di un bambino disabile.
Ma tanto la mia posizione non conta un cazzo.






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