Chi sono

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Sono Daniela Spagnolo, Influencer di Gentilezza e Inclusività, Scrittrice di Donne, Blogger, Founder of @kindpowity_bydanielaspagnolo. Nel 2013 pubblico, in self publishing, "Fate Moderne", e nel 2016, sempre nella stessa forma, "La gente perbene e la ragazza del mercato". Nel 2018 esce "Il silenzio del Tempo", edito dalla casa editrice 96-rue-de-la-fontaine. Nel 2021 è la volta di "Dora", un noir dai tratti gotici, pubblicato con la LFA PUBLISHER, che si pone l’ambizioso obiettivo di essere il primo di una serie tutta ambientata nella medesima cittadina. Nel 2022 arriva "Piccolo Diario di una Cicatrice", ancora edizioni LFA PUBLISHER: un libro interattivo per provare a ripartire dalle proprie cicatrici. Vivo a Grugliasco alle porte di Torino (la mia città natale), e sono naturalmente spinta verso l’impegno sul territorio, che nel 2023 trova realizzazione nella costituzione del PRIMO GRUPPO DI LAVORO sulla DISABILITA’ – GRUGLIASCO, che ho fondato insieme ad una cara amica con la quale condivido esperienze di vita. Scopri di più su quello che faccio: linktr.ee/daniela.spagnolo_scrittrice

giovedì 23 aprile 2020

ASPETTATIVE


  
"ASPETTATIVA
sostantivo femminile
Attesa: essere, stare in a.; la nostra a. non è stata delusa, a proposito di un fatto vantaggioso a lungo desiderato, auspicato; quindi, previsione (per lo più ottimistica)"


La fregatura è ben esplicitata in mezzo alle parentesi.
Normalmente accade, sicuramente anche a te che stai leggendo, siete tantissimi non posso nominarvi tutti (sic!): vedi un tipo o una tipa, ti piace, inizi a frequentarlo, te ne innamori e…zac, cominci inconsciamente a idealizzarlo, secondo i tuoi canoni di perfezione, che possono variare da uno all’altro, ma raramente prevedranno, che so, che il partner perfetto si scordi un compleanno, o che risponda male quando gli girano. Quando non c’è di peggio, ovviamente, ma quello è un discorso che merita un post a parte e io non so se sarei in grado.
Ecco, le aspettative normalmente sono fatte di fette di prosciutto che ti devi sistemare ben bene sugli occhi, e là restano, finchè non vanno a male. 
Ad un certo punto puzzano un pochino, ma tu non ci fai caso, te le togli un attimo per sventolarle un po’ e fargli prendere aria, ma stai attento a tenere bene bene gli occhi chiusi, e poi te le risistemi meglio. E continui ancora, finchè, mefitiche e rinsecchite, le amabili fettine di prosciutto non si staccano e cadono. 
E allora lì son dolori. Vedi tutto per come è. 
Vedi che quello che fino a ieri era il tuo sogno realizzato, oggi è il più banale dei progetti; vedi che colui che fino a ieri era il figlio migliore degli altri, oggi non è che un caro ragazzino che vuol vivere anonimamente la propria vita; vedi che quella che fino a ieri era una reggia, oggi non è altro che una scatola in mezzo ad altre scatole; ti vedi e realizzi che quella campionessa di traguardi raggiunti in realtà è ancora alla linea di partenza. E potrei andare avanti all'infinito.
La verità è che le aspettative ti annebbiano la vista e ti avvelenano gli altri sensi.
Ed ecco che mi spiego il perché di questo mio enorme senso di disagio, quando leggo certe notizie.
Aiuti che non arrivano, sostegni alle famiglie che non si capiscono, scuole chiuse fino a bho…
Non comprendo: e le aspettative, allora?
Mannaggia a noi, che ci siamo incantati, che abbiamo creduto veramente che sarebbe cambiato qualcosa.
Perché a me è successo che le aspettative da inguaribile romantica mi abbiano portata a pensare che
ai malati ci pensino gli Ospedali con la O maiuscola, agli alunni ci pensino le Scuole con la S maiuscola, agli anziani ci pensino i Figli, e, soprattutto, che ai cittadini ci pensa lo Stato, con la S maiuscola.
“Ma lo Stato siamo noi”. Certo! E siamo tanti. Ma comunque qualcosa non ha funzionato.
Allora, se faccio un check, capisco che nel mio piccolo ho fatto il mio dovere, come sicuramente tutti. Chi non lo fa costituisce la percentuale fisiologica delle TdC (libera interpretazione).
Allora, benedettissime aspettative, mi spiegate cosa non ha funzionato se tutti abbiamo fatto la nostra parte?
Dov’è che l’ingranaggio si è inceppato?
“In più punti”. 
Infatti: gli Ospedali ci hanno provato, ma sono stati lasciati soli nella tempesta; le Scuole hanno le catene e la differenza la fanno, come sempre, ma in questo caso di più, le singole insegnanti che hanno davvero voglia di metterci impegno, anche a scapito delle proprie famiglie; gli anziani sono stati separati dai lori figli e dai loro nipoti, e magari, ci auguriamo, si salveranno dal virus, ma dentro hanno scavata un cicatrice che fa male e ne farà per sempre. 
Infine, Lui, Noi, lo Stato, granitico nella sua immobilità.
Care Aspettative maledette, qui ci siete andate giù pesante. È un balletto continuo, ma di quelli che vorresti ballare, ma non conosci i passi, tipo quei balli di gruppo che tirano fuori ai matrimoni. A questo punto, ridatemi le fette di prosciutto.
Perché quando leggo i numeri degli anziani morti da soli, DA SOLI, nelle case di riposo, o delle famiglie che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, o delle code al banco dei pegni come se fossimo in un romanzo di De Amicis, o di certi giornalisti che ancora dividono in due l’Italia, allora avrei bisogno di un etto di prosciutto per occhio e anche per orecchio. Perché certe cose non si possono né vedere né sentire.
Banalmente, è venuta fuori una grande verità: il paracadute delle aspettative deluse è solo lei, la Famiglia, comunque essa sia. Le famiglie stanno facendo da collante, o fisicamente o economicamente.
Le famiglie sono, oggi, l’unica aspettativa non tradita. Sono il cerotto che si sta mettendo sulle ferite emotive, sono il rimedio ad una scuola muta, sono la soluzione al lavoro che non fa entrare gli stipendi. Le Famiglie.
Ci sarà mai un riconoscimento? Questa volta non cedo alle aspettative e già mi dico di no, perché mai c’è stato. Nel Paese cattolico per eccellenza, dove la religione che predica l’amore e ritiene la famiglia una piccola Chiesa, è praticamente la Religione di Stato, le famiglie sono l’ultima ruota del carro. E, ripeto, non intendo identificare le famiglie con la “famiglia tradizionale”, bensì come le persone deputate alla crescita di sé stessi e dei propri cari, punto.
E adesso che dobbiamo iniziare la Fase 2, tanto agognata quanto temuta, alle famiglie non ci pensa nessuno. Perché, in fondo, non si pensa proprio a nessun individuo, questo mi si sta chiaramente manifestando.
Un’analisi ancora più approfondita ci porterebbe ad evidenziare CHI, nel microcosmo della Famiglia, le permetta di lavorare a pieno ritmo senza perdere un colpo, ma credo che ci siamo arrivati già tutti.
Ora più che mai, quel CHI verrà chiamato a fare un ulteriore sacrificio delle proprie aspettative, in questo caso lavorative. 
La persona ritorna ad essere un numero che fa funzionare gli ingranaggi della produttività, in barba ai propri interessi, e alle proprie aspirazioni.
C’è da tirare su in piedi un Paese e lo Stato ci sta dicendo chiaramente “Lo Stato siete Voi”, lavandosene le mani.
Ci si fiderà ancora delle strutture di accoglienza per gli anziani, ci si fiderà ancora del metodo di insegnamento, dopo che abbiamo sperimentato in prima persona anche la cura culturale dei nostri figli, ci si fiderà ancora, insomma, delle realtà istituzionali? Questa domanda me la pongo ora e vorrei che mi rimanesse impressa, per non ricadere nella rete delle ingannevoli Aspettative.




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