Mi piacerebbe sapere che cosa abbia ispirato la mente di colui, o colei, il quale ha ideato la prima “Baby-Dance”. Che forse ce l’aveva con qualcuno in particolare, mi sto chiedendo?
Forse gli stavano sul culo quelli che alle nove di sera ancora
non hanno finito di mangiare, quelli che si dilungano magari mangiando l’uva un
acino per volta, dopo la cena, o quelli che gradiscono anche il caffè e l’amaro,
perchè no. Forse dopo che hai i figli, la credenza comune vuole che tu non ti
possa concedere di mangiare con lentezza, anzi prevede che tu debba sempre battere
il tempo, stare attento al secondo.
Perchè queste cazzo di Baby-Dance iniziano tutte, ovunque tu
vada nel globo, alle 21.
Porca-di-quella-miseria, roba che tu hai ancora i piatti
neanche da lavare, ma proprio da togliere dal tavolo. Ma il pargolo spinge per
recarsi in quel luogo ameno che è la pista da ballo, dove si potrà scatenare, dimenando il suo culetto al suono di musica gradevole quanto lo sciacquone del
cesso alle sette di mattina.
Se dovessimo parlare della musica delle Baby-Dance, si potrebbe
fare un trattato lungo come quello di Tocqueville sulla Democrazia americana.
Ci sono varie scuole di pensiero, infatti: abbiamo i dj temerari,
quelli che scelgono appositamente le ultime hits dell’estate, per fare tremare
la pista con lo zoccolo delle scarpe materne, zoccolo che si anima con evidente
avidità, in quei momenti. A pensare male, si crederebbe che l’obiettivo siano
proprio loro, le madri, che in effetti si rianimano, dopo aver bestemmiato in
turco per aver dovuto ingozzarsi e aver sparecchiato raccogliendo tovaglia e
tutto il resto dentro l’acquaio, in barba all’ordine.
Poi, ci sono i nostalgici, che mettono roba che copre un arco
temporale che va da Canzonissima ‘68 all’ultimo Sanremo, passando per tutti i
Festivalbar (e che cazzo è?), ma ripudia violentemente le ultime hits di cui
sopra. Questi ultimi, i nostalgici, sono generalmente i preferiti delle nonne.
Ecco, proprio loro, le nonne: creature mitiche e
mitologiche, che si sacrificano per accompagnare i nipotini in quella palude virtuale,
lasciando i genitori a strozzarsi con l’uva e a sorseggiarsi i loro caffè; e i
nipotini li vestono con colori sgargianti, in modo da riuscire riconoscere il
proprio pargoletto in mezzo a tutte le creature tarantolate che riempiono la
pista. Il risultato è che sono tutti vestiti come la regina Elisabetta e dunque
irriconoscibili. La vera differenza la farebbe uno vestito color beige.
Un'altra creatura mitica e mitologica delle Baby-Dance sono gli
adolescenti.
I maschi di questa specie non ballano, stanno generalmente a
bordo pista, scrutano le femmine dei propri simili e fanno attenzione a non
farsi sgamare a guardarle. Generalmente puzzano, ma non lo ammettono.
La femmina, invece, è in centro pista, anzi, se può scansa
anche i piccoli e coloratissimi animaletti che si chiamano bambini, fingendo di
non ricordare di esserlo stata lei stessa sino a poco tempo prima. Si dimena e
mette in mostra le prime curve e, tra una mossa e l’altra, lancia sguardi alla
platea dei maschi, che le paiono, invece, sempre poco interessati.
Parliamo, invece, dei Grandi Assenti: i padri.
Assomigliano ad apparizioni mariane, sono evanescenti. Hanno
sempre qualcos'altro da fare, più urgente che non fermarsi a visionare il proprio
figlio ballerino.
“Mi ha chiamato Tizio”, “Aspe’ che c’è Caio” sono
le scuse più gettonate.
Forse è un po’ anche per questo che, alla fine, alle madri
non resta che starci dentro, a quella pista malefica, che sembra risucchiarti
contro la tua stessa volontà e che poi, quasi fossi colpita da un incantesimo, ti
fa ritrovare a ballare sulle note del Pulcino Pio o di Baby K, mentre tu sogni di
sentire finalmente gli animatori che dicono a tutti che quello strazio è finito
e che è ora di levarsi dai coglioni.
Ma quel momento arriva sempre troppo tardi, sempre dopo un Limbo
o una Colita di troppo, e quando finalmente il liberi tutti arriva, tu
mamma hai comunque male alle piante dei piedi e, a meno che tu non sia una di
quelle dallo zoccolo allegro, non vuoi altro che tornartene a casa e metter
fine alla giornata. Ma la notte è ancora giovane, tuo marito, o compagno che
sia, sta ancora salutando Tizio o Caio e l’orologio segna solo le dieci…
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