Oggi abbiamo la conferma che finiremo sui libri di scuola. Purtroppo
non sarà per un fatto positivo, ma per una sciagura, per qualcosa che abbiamo,
sin’ora, visto solo nei film di fantascienza.
Avrei preferito venire ricordata per aver partecipato ad un
mega concerto, come quelli che ebbero la fortuna di essere presenti a quell’evento
visionario che si rivelò, in seguito, Woodstock.
Ma, se ci pensiamo, quanti sono i fatti positivi che vengono
ricordati nei libri di storia? Io credo pochi, ma non vorrei sbagliarmi, e dunque
chiedo a tutti i miei tantissimi follower (risata ahahahahah) di menzionarmene.
Per esempio, lo sapevate voi che il Natale del 1914 fu caratterizzato
da un’iniziativa spontanea dei soldati in trincea, che decisero di onorare la
nascita di Cristo con un cessate il fuoco e canti condivisi. Non se ne parla
nei libri, per lo meno non in quelli che studiai io, ma lo scoprii per caso
girovagando su internet.
E chissà quante altre iniziative belle e umane sono passate
inosservate, perché “il buono non fa notizia”.
Ma adesso sì. Adesso fa notizia il fatto che la gente si
saluti da un balcone all’altro. Adesso fa notizia il fatto che le persone si offrano
di aiutare chi è in difficoltà, magari facendogli la spesa.
Si tratta di completi sconosciuti che si aiutano tra loro, e
questo fa notizia.
Incredibile.
Fino a pochi giorni fa non sarebbe successo, nel senso che
proprio non sarebbe successo che tra sconosciuti ci parlassimo!
Io domenica ho finalmente parlato con dei vicini che non
avevo mai visto, e li ho salutati come se li conoscessi da sempre.
In realtà dovremmo prenderci a sberle, per questo.
Doveva arrivare un virus da ottomila chilometri di distanza
per farci parlare tra noi, per farci interessare alla vita altrui, alle fatiche
del prossimo?
Dovevamo ridurci a prigionieri delle nostre stesse case per desiderare
di guardare anche solo il cielo o un albero nella loro purezza, senza rumore,
senza inquinamento?
Dovevamo arrivare a temere realmente per la nostra salute per
imparare che tutto il denaro del mondo non basta per comprare né un letto in
ospedale né una cazzutissima mascherina, perché non c’è né l’uno né l’altro?
Doveva arrivare una peste 2.0 per farci passare del tempo
stretti stretti in famiglia, senza distrazioni chiamate apericena, gelato, giro
in bici, cinema…per carità, tutte abitudini sane, innocue e rigeneranti, se
svolte con piacere e non per fuggire da chi, spesso, le fa con noi.
Dovevamo sentirci sotto attacco per comprendere di che cosa
siamo capaci anche solo stando chiusi in casa?
Ci sono mamme che, dopo una clausura che per loro è arrivata
già dal 21 febbraio, hanno acquisito tali capacità informatiche da meritarsi
una laurea in ingegneria informatica! Ne parlerò con il mio rettore e mi farò
portavoce per questo, state pur certe Mamme 2.0!
Ci sono vecchietti che hanno imparato a fabbricarsi le
mascherine in casa, perché nelle farmacie trovi solo più i prodotti per il
maquillage, ma mascherine e disinfettanti non si sa più dove cercarli.
Ci sono quelli che stanno imparando online a suonare uno
strumento, per non farsi trovare impreparati al prossimo flash mob.
Gli irriducibili stanno ristrutturando casa con i kit per il
modellismo.
Ecco, allora lo ribadisco: il tempo che ci sta venendo straordinariamente
concesso, si è tramutato in Tempo, con la T maiuscola.
Merende casalinghe, dialoghi sul divano, riflessioni occhi
negli occhi, abbracci rincuoranti a casa, ancora, si possono dare, ma non
diciamolo in giro). Ecco, il Tempo.
Questa quarantena ha sospeso le nostre vite, è arrivata come
arriva la morte. Ma in questo caso ci viene data una seconda opportunità e
dunque sta a noi individuare la strada giusta per imboccarla un domani.
Adesso come non mai è il momento del qui ed ora, un po’ scomodo,
ma mai così utile. È il momento di riflettere e probabilmente prenderemo decisioni
che non avremmo preso prima. Probabilmente cambieremo i nostri gusti, certamente
le nostre abitudini, ma sarà segno del fatto che tutto questo non sarà stato
inutile.
Sta a noi fare in modo che questo sforzo non resti fine a sé
stesso, e lo dobbiamo a chi, epr questa maledetta peste, figlia di tempi e
politiche sciagurate, ha realmente perso quanto c’è di più sacro: la Vita.
Che il nostro, allora, sia davvero tempo con la T maiuscola,
che ci porterà alla Vita degna di tale nome.
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