Stamattina mio figlio di 6 anni (SE-I-AN-NI!) mi ha detto, mentre lo accompagnavo a scuola:
“Rivoglio la mia vita da piccolo”.
Immediatamente, il mio dannatamente innato senso di colpa si
è acceso e, illuminandosi come una svergognata sirena, ha scandagliato la mia attività
di madre, da quella più recente a quella meno.
Nonostante l’accuratezza del suddetto senso di colpa nel
farmi sentire puntualmente colpevole, anche dopo aver appurato di non esserlo, ho
realizzato che il suo potesse essere un modo di dire. Ossia: poteva aver
sentito quelle parole e aver deciso di ripeterle così, senza un motivo ben preciso.
La cosa buona di tutto quel pensare, è stati che mi sono
fatta una domanda pure io; ossia, mi sono chiesta:
“E io? Vorrei tornare indietro?”
Sono ancora un po’ stupita di come, prontamente, mi sono risposta
di no!
No, perché, in effetti, ora mi sono riscoperta; mi sono
ritrovata in una nuova dimensione che non apparitene alla mia stessa me di vent’anni
fa.
Felice di questa conclusione, non mi son posta ulteriori
domande.
Solo ora, dopo la mia diretta di questa sera in cui ho
parlato della stretta interconnessione tra ciò che ci fa sorridere e i nostri
momenti bui, rifletto sul fatto che la condizione di soddisfazione che mi
accompagna ora, in un tempo in cui posso vedere i risultati della mia realizzazione
personale, e comprendo che questa stessa realizzazione non sarebbe stata
possibile senza l’attraversamento di un passaggio obbligato: il tempo. Proprio quello che vorremmo riavvolgere!
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