Poi però leggo notizie come quella di oggi, che spiega il rapporto di save the Children sulla Siria, che è diventata l'abisso del mondo civilizzato, la vergogna delle terre d'occidente e d'oriente, dell'emisfero australe e di quello boreale. La macchia nera.
Il rapporto dipinge la situazione dei bambini e degli adolescenti nei luoghi di conflitto: in una sola parola si possono definire "perduti".
E allora che me ne faccio delle mie tendine nuove? Anche guardandole, vedo comunque il marcio che dovrebbero nascondere. La classica domanda mi esce da sola: in che mondo viviamo? Mi verrebbe voglia di cambiarlo, ma come faccio io da sola? Come si fa a convivere con queste domande e, peggio, con certe tragedie?
Sarà banale, ma in effetti è vero: un tempo le comunicazioni erano meno efficienti, molto più lente ed anche più blande. L'ignoranza la faceva da padrona, e in quell'ignoranza si stava comodamente seduti sul divano a bearsi della propria serenità incosciente. Meglio prima o adesso? Non so rispondere.
Non so rispondere nemmeno guardando gli sguardi che ci propongono gli scatti degli inviati di guerra. E' tutto troppo lontano, e poi ci siamo assuefatti alle immagini di morte. Ci siamo così tanto abituati che fanno effetto solo per pochi minuti, poi sparisce tutto.
Trovo che non venga più dato il giusto peso alle cose, quest è un'altra cosa che mi allontana da questo mondo. Finchè non si smetterà di parlare, negli stessi 30 minuti, di morte e devastazione a poche ore di volo da qui e di calcio, sfilate di moda, ultime tendenze e cazzate simili credo che non si riusciranno a trovare le risposte che quegli occhi chiedono.
http://www.lastampa.it/2017/03/07/esteri/la-generazione-perduta-della-siria-z0NxxDWscZEPRaRS8FbRBN/pagina.html